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Channel: le tenere dolcezze di resy
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La pasta da brick tunisina fatta in casa e "les cigares au poulet"....................in attesa di novità!!!

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E' vero che questo tipo di sfoglia mi piacevava da tempo ..... .......esattamente da quando 33 anni fa mio marito ed io scegliemmo la Tunisia  per il nostro viaggio di nozze.
Nel ristorante del villaggio turistico dove alloggiavamo presso Hammamet assaggiammo per la prima volta come antipasto un "brick à l'oeuf".
Quella sfoglia così leggera e croccante era davvero  buona.
Può essere usata sia per ricette dolci che salate.

Allora non c'era Internet, ma adesso ho potuto guardare diversi video tunisini per imparare a fare la pasta brick.
La ricetta tradizionale prevede un metodo di lavorazione davvero suggestivo.
E' bellissimo vedere come viene usata con maestria questa pasta molto elastica spargendola con la mano con veloci tocchi  su una teglia che dovrebbe essere di rame stagnato posta su una pentola con acqua in ebollizione.
Il metodo casalingo è sicuramente meno suggestivo, la pasta non è elestica ma è simile alla pastella con cui facciamo le crèpes ed ovviamente è leggermente diverso il metodo di realizzazione del foglio di brick.
Cominciamo infatti a mettere sul fuoco una pentola con dell'acqua che faremo giungere a bollore.
Cerchiamo di trovare una pentola sopra cui ci stia incastrata alla perfezione una padella perfettamente antiaderente.
E mentre la pentola è sul fuoco prepariamo la pastella.


Ingredienti: (per circa 16 fogli di brick)

  • 250 gr di farina di grano duro
  • 2 cucchiai di semolino
  • 400 ml d'acqua tiepida
  • sale q.b.
  • (c'è anche chi aggiunge 1/2 cucchiaio d'olio)
In qualche ricetta tunisina mettono anche un uovo, ma io ho preferito realizzare la versione senza perché secondo me così i fogli di brick sono molto più leggeri.


Il procedimento è veramente semplice.
Misceliamo le due farine con il sale e poi vi versiamo sopra a filo e poca per volta l'acqua tiepida usando una frusta per evitare che si formino grumi. 



Non versiamo subito tutta l'acqua ma ci regoliamo in base a quanta ne assorbono le farine per ottenere una pastella fluida molto simile a quella per le crépes. Potrebbe servirne tutta o poco meno del quantitativo indicato o anche qualche goccia in più in base al tipo di farina.

A questo punto per rendere maggiormente fluida la pastella la passiamo per 1 minuto nel frullatore oppure ci aiutiamo con il mixer a immersione.



Copriamo con della pellicola  il contenitore con la pastella e la facciamo riposare almeno 1 ora in frigorifero.



Trascorso il periodo di riposo con uno Scottex bagnato d'olio di semi passiamo sulla padella antiaderente che avevamo messo sulla pentola con l'acqua in ebollizione fino a farla diventare calda.



Abbassiamo il fuoco in modo che l'acqua continui a bollire dolcemente altrimenti il foglio di brick si seccherebbe troppo rapidamente.

Con il pennello  spennelliamo letteralmente la pastella sulla superficie della padella almeno in 3 strati.



Aspettiamo che si comincino a sollevare i bordi del foglio di brick e delicatamente lo solleviamo.





Di tanto in tanto ripassiamo la padella con lo Scottex bagnato d'olio anche per eliminare eventuali residui di pastella cotta.

Disponiamo i fogli di brick uno sopra l'altro cospargendo la superficie superiore di ognuno di un velo d'olio di semi con un pennello morbido.



Copriamo il tutto con un panno e chiudiamo i fogli di brick in un sacchetto per il freezer per riporli in frigorifero, dove possono stare anche 2 giorni.

Io questa sera ho voluto preparare "les cigares au poulet", tipici tunisini.

Per il ripieno:

  • mezzo petto di pollo (ma vanno benissimo anche le cosce e sovracosce)
  • una manciata di fagiolini lessati o di piselli lessati
  • 2 uova sode
  • prezzemolo tritato 
  • spezie varie (curcuma, zafferano)
  • cipolla tritata
  • sale e pepe q.b.
  • 50 gr di emmenthal 
  • 1 uovo intero
Per prima cosa ho fatto appassire in 2 cucchiai d'olio la mezza cipolla tritata (loro di cipolla ne mettono di più), vi ho aggiunto il petto di pollo a pezzi, le spezie, il sale e pepe ed ho aggiunto un pò d'acqua per portare il pollo a cottura.
Una volta cotto farlo a pezzetti ed unirlo alla salsa rimasta nel tegame e fatto restringere.
Unire al pollo i fagiolini lessati a pezzetti, le uova sode (a pezzetti), il formaggio tipo emmenthal (grattugiato grossolanamente), l'uovo intero, sale, pepe e prezzemolo tritato.
Amalgamare il tutto.



Mettere un cucchiaio di ripieno sulla sfoglia brick nel bordo inferiore, ripiegare le due parti laterali ed arrotolare a mò di sigaro.







Friggere quindi i sigari in padella con non molto olio e scolarli su carta assorbente.


Potete anche cuocerli in forno a 200° per circa 10 - 20 minuti.

I miei fogli di brick questa prima volta erano un pò troppo sottili avendo spennellato solo 2 strati di pastella sulla padella, vi consiglio quindi di spennellarne 3 strati in modo da avere un foglio di brick più consistente.



In ogni modo questi "sigari al pollo" erano squisiti, ottimi sia come aperitivo che come entrée, ma accompagnandoli con una fresca insalata e qualche salsa stuzzicante li trovo perfetti anche per una simpatica cena. 

Per la novità ancora un pò di pazienza!!! ^-^  A presto!!  


La "Negarche keks" - la torta al cioccolato bulgara

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Da lunedì scorso con la comitiva dell'Abbecedario culinario europeo abbiamo lasciato la Grecia, da me ospitata con piacere, e siamo giunti in Bulgaria accolti da Paola nel suo blog "Nastro di raso" per la penultima tappa del nostro tour attraverso le cucine europee.


Quando penso alla Bulgaria la prima cosa che mi torna alla mente è il penetrante profumo dell'olio di rosa che un collega di lavoro mi portò in regalo tanti anni fa e di cui conservo i simpatici contenitori in legno intagliato.

                   LA VALLE DELLE ROSE                            

La Valle delle rose, situata tra le catene montuose dei Balcani e degli Antibalcani nella parte centrale della Bulgaria, è famosa per la  coltivazione estensiva di rose, in particolare della "rosa damascena" considerata la regina delle rose nei colori bianco, rosa e rosso. 
La coltivazione non avviene in serra ma all'aria aperta e la fioritura va da maggio a giugno.
In questo periodo la valle è una distesa di colori e l'aria è intrisa del profumo delle rose che vengono raccolte ancora a mano dalle donne  come un tempo e che con ceste di vimini le portano nelle distillerie che si trovano per la maggior parte aKazanlak che è la principale città della regione.
Qui si produce circa il 90% dell'olio di rose di tutto il mondo che viene utilizzato nella cosmesi, nella produzione di profumi ed in medicina.
Per ottenere una goccia di olio essenziale sono necessarie ben 30 rose.


Una rosa nel Museo delle rose di Kazanlak - Bulgaria (foto wikipedia di Dima-bilan)
La ricetta che ho voluto realizzare è quella di un dolce di cui non sono note le origini ma che tutti i bulgari definiscono il "dolce della loro infanzia" e sembra che in ogni famiglia le mamme abbiano la propria ricetta arricchita a piacere con vaniglia o cannella.
E' simile alla nostra "moretta" ma ricoperta da una squisita e lucida glassatura al cacao.



NEGARCHE KEKS

Ingredienti:

Per la base

  • 2 uova intere
  • 300 gr di zucchero
  • 300 gr di farina
  • 200 ml di yogurt bianco
  • 100 ml di olio di semi
  • 3 cucchiai di cacao amaro
  • 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
  • un pizzico di sale
Per la glassa
  • 3 cucchiai di acqua
  • 6 cucchiai di zucchero
  • 2 cucchiai di cacao amaro
  • 125 gr di burro


Iniziamo a preparare la base montando con le fruste le uova con lo zucchero ed il pizzico di sale. 


Aggiungere quindi il cacao, lo yogurt in cui avremo fatto sciogliere il bicarbonato e poi tutti gli altri ingredienti.



Poniamo il composto in una teglia rettangolare imburrata ed infarinata e facciamo cuocere a 180° per 25 minuti.


Lasciamo freddare completamente.

Prepariamo ora la glassa facendo sciogliere tutti gli ingredienti in un tegame dal fondo spesso a fiamma bassissima e mescolando in continuazione fin quando non si ha un composto liscio ed omogeneo.


La versiamo ancora calda sulla base e lasciamo raffreddare.

Possiamo guarnire con delle mandorle a lamelle e tagliamo quindi a quadrotti per servirla.


Non fatela asciugare troppo durante la cottura e se volete renderla ancora più guduriosa potete versare la glassa calda direttamente sui quadrotti già tagliati al momento di servirla.



Diamo il via all' Abbecedario Culinario Mondiale

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C'è una parola che va tanto di moda ed è "virale". Qualcosa diventa virale perché tutti lo vogliono, tutti lo conoscono, tutti ne parlano... Ecco, l'abbecedario culinario d'Europa non è diventato virale, però rileggendo il suo post di apertura di Dicembre 2012, si parlava di 16 blog che a blog unificati annunciavano il viaggio (virtuale) culinario europeo, e quest'anno? Quest'anno abbiamo un calendario già pronto, abbiamo un gruppo di 29 blogger che compongono la nostra carovana, tra ambasciatrici, ambasciatore, "semplici" viaggiatrici e un'Aiuolik. 

Ebbene signori, noi siamo pronti e siamo lieti di annunciarvi:

L'ABBECEDARIO CULINARIO MONDIALE

Avete capito bene, questa volta giriamo (virtualmente) il mondo e lo mettiamo sul piatto, letterina per letterina!


Anche questo viaggio consta di un ambasciatore/ambasciatrice per ogni letterina e anche quest'anno ci aspettiamo che siate in tanti a viaggiare con noi, che sia per una tappa o per tutto il viaggio o ogni volta che avete il trolley pronto e vi volete aggiungere.
Questa volta però ogni lettera è associata a una città, rappresentativa di una nazione e l'ambasciatore/ambasciatrice ha l'onore di aprire le danze con un piatto tipico a sua scelta. In seguito, tutti gli altri partecipanti/viaggiatori possono pubblicare una ricetta tipica di quel luogo. Semplice, no?

Più brevemente, se volete partecipare ricordatevi la regola delle 4W:
  1. WHEN: ogni 3 settimane esce una lettera; 
  2. WHAT: potete pubblicare una qualsiasi ricetta (o anche più di una) della nazione rappresentata da quella lettera (la ricetta può iniziare con qualsiasi lettera!); 
  3. WHERE: la ricetta la pubblicate nel vostro blog e poi lasciate il link al blog ospite come commento al suo post di apertura; 
  4. WHO: chiunque abbia un blog può partecipare, più siamo e più ci divertiamo quindi sarebbe fantastico fare più tappe possibili tutti assieme, ma potete partecipare anche solo per una lettera, anche una lettera sì e una no, anche solo i mesi dispari! 
Il post deve includere un riferimento all'evento e al blog ospitante, mentre l'utilizzo del logo dell'evento (ovvero l'immagine che vedete un po' più su) è facoltativo (ma gradito). Potete anche utilizzare ricette dal vostro archivio: basta aggiungere il riferimento all'evento e procedere come sopra.

Se è tutto chiaro, ecco quindi il calendario, non fatevi spaventare dalle date, il viaggio sarà piacevolissimo in nostra compagnia!


Viaggiare con noi è gratis, si apprendono tante cose e troverai sempre un sorriso, che aspetti a preparare il trolley anche tu?

Sweet potato pie - la torta di patate dolci per il Giorno del Ringraziamento negli USA

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Spesso si arriva ad una ricetta per caso e questa volta tutto è avvenuto per delle patate dolci di Sabaudia che mi hanno regalato.
Confesso che non le avevo mai mangiate prima, sui banchi del nostro mercato rionale si trovano raramente. 
Cercando nel web come poterle cucinare ho scoperto la ricetta di questa torta che negli Stati Uniti     d'America viene preparata in particolare per il"Thanksgiving day", il Giorno del Ringraziamento che viene festeggiato il quarto giovedì di Novembre (mentre in Canada il secondo lunedì di Ottobre, che negli USA è il Columbus Day).
Questa festa religiosa di origine cristiana  venne introdotta forse nel 1623 quando i coloni inglesi giunti nel Nuovo Mondo vollero ringraziare Dio per il primo raccolto finalmente sufficiente a sfamarli. 
La vera origine è ancora molto discussa, ma sicuramente nel 1789 il primo presidente degli Stati Uniti George Washington proclamò la prima Giornata nazionale del Ringraziamento.




La patata dolce o americana, come la patata comune, fu introdotta nel nostro continente nel XVI° secolo dopo la scoperta dell'America di cui è originaria.
Nel nord Europa già si utilizzava la zucca per le preparazioni di torte e dolci e quando i primi coloni europei giunsero in America iniziarono a sostituire la patata dolce alla zucca nelle loro preparazioni.
Le popolazioni africane che vennero portate in schiavitù in America
 quando conobbero la patata dolce la chiamarono yam in quanto ricordava in apparenza la loro patata che ha questo nome, anche se botanicamente si tratta di tuberi che provengono da due piante completamente diverse.




Forse anche per questo la torta di patate dolci è considerata dalle popolazioni afro-americane come il dolce sacro che non può mancare sulle tavole per il Giorno del Ringraziamento. 




Semplicemente lesse ed in purezza ricordano molto le castagne bollite.

                        NOTA IMPORTANTE

Nella versione originale della sweet potato pie la base è costituita
quasi sempre sostanzialmente da un impasto che ricorda la pasta brisée. Loro la chiamano 3-2-1 perché è composta da 3 parti di farina, 2 di grasso ed 1 di acqua ghiacciata, con l'aggiunta di appena un pò di zucchero ed un pizzico di sale.
Alcune ricette prevedono invece una maggiore quantità di zucchero e l'aggiunta di un uovo, diventando quindi molto simile ad una frolla.
Io questa volta, dovendo preparare anche una crostata alla Nutella, ho optato per una frolla che adopero anche per le mie crostate, ma potete sempre seguire la ricetta originale che è questa.

Ingredienti per la base originale:

  • 192 gr di farina per tutti gli usi
  • 114 gr burro freddo
  • 4 - 5 cucchiai di acqua fredda
  • 1 cucchiaino di zucchero
  • un pizzico di sale
La preparate come una normale pasta brisée  (se ne avete bisogno qui potete vedere come fare), la avvolgete nella pellicola e la lasciate in frigorifero almeno 30 minuti.

Se invece volete fare la frolla che ho utilizzato io questi sono gli ingredienti (è sufficiente per 2 basi per cui dimezzate le dosi):

Ingredienti per la mia frolla (sufficiente per 2 basi da 26 cm):
  • 500 gr di farina 00
  • 3 uova intere
  • 150 gr di burro
  • 300 gr di zucchero
  • un pizzico di sale
  • 1/2 bustina di lievito per dolci
  • scorza grattugiata di 1 limone
Preparate come al solito la frolla e lasciarla in frigorifero avvolta nella pellicola per almeno 30 minuti.


Ingredienti per il ripieno di patate dolci:
  • 700 gr di patate dolci
  • 57 gr di burro sciolto o a temperatura ambiente
  • 200 gr di zucchero semolato (potete anche sostituirne metà con zucchero di canna)
  • 240 ml di latte (oppure metà latte e metà panna liquida)
  • 2 uova intere
  • 1/4 di cucchiaino di zenzero in polvere
  • 1/4 di cucchiaino di cannella in polvere
  • 1/4 di cucchiaino di noce moscata grattugiata
  • 1 cucchiaino di vaniglia
  • 1 cucchiaio di succo di arancia o di limone
  • scorza grattugiata di 1 arancia
  • 10 gr di cacao in polvere
  • un pizzico di sale
Mentre la pasta per la base riposa in frigorifero prepariamo il ripieno. 
Le patate dolci possono essere cotte in acqua fredda sia intere e poi sbucciate che già sbucciate e tagliate a tocchetti.
Saranno cotte quando vi penetreranno con facilità i rebbi di una forchetta.
Le passiamo nello schiacciapatate e lasciamo raffreddare.
A questo punto vi uniamo tutti gli altri ingredienti e passiamo il composto ottenuto per un minuto con il frullatore a immersione o nel frullatore tradizionale perché il tutto sia fluido ed omogeneo.






Riprendiamo la pasta che ha riposato in frigorifero, la stendiamo con un velo di farina perché ricopra il fondo ed il bordo di una tortiera per crostata imburrata ed infarinata.
La bucherelliamo con i rebbi della forchetta.



Versiamo al suo interno il ripieno che livelleremo con una spatola e con qualche colpetto della mano sotto la tortiera. 



Facciamo cuocere in forno già caldo a 170° per 1 ora controllando sempre con lo stecchino ( a me sono stati necessari altri 10 minuti abbondanti di cottura, ma sappiamo che ogni forno è un caso a sè).
Facciamo raffreddare e sformiamo sul piatto da portata.



Possiamo accompagnare la nostra sweet potato pie con un ciuffo di panna montata o una pallina di gelato alla vaniglia.



Vi assicuro che è deliziosa, le spezie le donano un profumo irresistibile (secondo i miei gusti ne metterei anche in quantità maggiore).............., unico inconveniente andare alla ricerca di patate dolci!!! ^-^

Paifala - le mezze lune samoane all'ananas con cui iniziare il viaggio intorno al mondo

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Chi di voi non ha mai sognato di trascorrere una vacanza in una splendida isola, con  sabbia bianchissima e palme sulla spiaggia alzi la mano??
Se siete tra quelli che non hanno alzato la mano allora sarete sicuramente affascinati dalla prima tappa dell'Abbecedario culinario mondiale di cui nel post precedente vi avevo annunciato la partenza il 6 Ottobre.

La carovana parte infatti dall'Oceania, più precisamente da Apia capitale delle Isole Samoa, e saremo ospitati fino al 26 ottobre prossimo da Martissima nel suo blog "Mangiare è un pò come viaggiare".
Sembra quasi superfluo dire che la natura di queste splendide isole è mozzafiato, basta fare un rapido giro tra le immagini del web o guardare qualche video per rimanere affascinati da tanta bellezza.
Eppure le splendide spiagge di Samoa nel 2009 furono sommerse dalle onde dello tzunami che distrussero il paesaggio e strapparono un numero incredibile di vite umane.

CUCINARE ALLE SAMOA

Il modo di cucinare il cibo più tipico delle Samoa è l'umu, una sorta di forno a terra.
La struttura per l'umu è distaccata dalla casa, ha un tetto che ripara il fuoco da eventuali piogge e permette la preparazione del pasto al riparo, ma non vi sono pareti perché il fumo si possa disperdere
Consiste nell'accatastare sul terreno delle rocce rese roventi sul fuoco(al contrario di altre comunità che utilizzano delle fosse) e su queste rocce viene posizionato il cibo avvolto in foglie di banano o in fogli di alluminio, il tutto ricoperto da altre foglie di banano, giornali bagnati e teli umidi perché la cottura avvenga lentamente, quasi al vapore.
La condivisione del cibo è un elemento centrale delle celebrazioni della domenica ed i pasti si chiamano "  to'ona'i ", come pure in occasione di matrimoni e funerali.
Nella vita di tutti i giorni il pasto principale è quello serale.
I prodotti usati in cucina sono piuttosto semplici, tutto ciò che è possibile coltivare sulle isole (alcuni ortaggi sono stati introdotti dai vari coloni che si sono succeduti), tutto ciò che può essere pescato e come carne pollo, maiale, agnello e tacchino.
Ovviamente qualcosa deve essere anche importato. 

La ricetta che ho realizzato è quella di un dolce, una sorta di mezza luna di pasta con un ripieno a base di ananas che si chiama PAIFALA.




Ingredienti: (per 5 paifala)




Per la pasta pie crust:

  • 375 gr di farina
  • 2 cucchiaini di lievito in polvere
  • 75 gr di burro
  • 240 ml di latte di cocco
  • un pizzico di sale

Per il ripieno:

  • 500 gr di ananas schiacciato e sgocciolato
  • 200 gr di zucchero
  • 125 ml di latte
  • 80 ml di succo dell'ananas 
  • 30 gr di amido di mais
Iniziamo a preparare il ripieno. In un tegame mescolare l'ananas, lo zucchero ed il latte di cocco, mettere sul fuoco e portare quasi all'ebollizione.



Togliere dal fuoco il tegame ed aggiungere l'amido di mais precedentemente sciolto nel succo d'ananas.


Rimettere sul fuoco a fiamma bassa e far cuocere ancora per 1 - 2 minuti, giusto il tempo di far addensare il composto. 
Togliere dal fuoco e lasciar raffreddare a temperatura ambiente.



Mentre il ripieno si raffredda prepariamo l'impasto.
In una ciotola uniamo tutti gli ingredienti ed appena iniziano a compattarsi versare l'impasto sul piano leggermente infarinato dove lo compatteremo ancora ma senza impastarlo per non farlo diventare duro e gommoso.




Dividiamo l'impasto in 5 parti uguali da ognuna delle quali ricaveremo un cerchio di 20 cm di diametro stendendo la pasta sul piano leggermente infarinato.
Bisognerà maneggiarla con molta delicatezza perché l'impasto risulta molto morbido.

Al centro di ogni sfoglia mettere 1/5 del ripieno lasciando libero il bordo che verrà bagnato con un pennello bagnato d'acqua.




Ripiegare la sfoglia, premere bene con le dita tutto i bordi e sigillarli con i rebbi di una forchetta.

Sempre con la forchetta punzecchiare per tre volte la parte superiore, disporre le mezze lune su una teglia foderata di carta da forno e far cuocere a 190° per 30-35 minuti.





Questi fagottini sono deliziosi, l'unico vezzo che mi sono permessa e che nella versione samoana non è previsto (mentre lo è nella vicina Nuova Zelanda a cui le Samoa sono appartenute) è una spolverata di zucchero a velo, giusto per incipriarsi prima di una foto!! ^-^

Dimenticavo, ci trovate anche su Pinterest  !! ;-)

Torta Garash - un dolce saluto dalla Bulgaria

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E' giunto il momento di lasciare la Bulgaria.
Con l'Abbecedario culinario europeo abbiamo girovagato per l'Europa ed ora dobbiamo salutare Paola del "Nastro di raso" che ci ha ospitati in questa penultima tappa.




Per questo arrivederci ho voluto preparare un dolce che sembra molto diffuso sia nelle pasticcerie che nei ristoranti bulgari, la torta Garash, 5 strati di meringa alle noci (in una ricetta hanno utilizzato mandorle) farciti da una ganache al cioccolato, il tutto ricoperto da una glassa anch'essa al cioccolato.
Alcune ricette prevedono come glassa la stessa ganache della farcitura, io invece ho optato per una glassa indicata in altre ricette che avevo già provato nella torta Negarche, più leggera della ganache ma ugualmente buona.
Le dosi indicate nella ricetta sono per una tortina da 15 cm di diametro, piccola direte voi, ma ogni piccolo spicchio vi assicuro che è una bomba calorica e sazia incredibilmente.

Ingredienti: (per una torta da 15 cm di diametro)

Per i 5 strati di meringa alle noci

  • 4 albumi
  • 100 gr di zucchero
  • 100 gr di noci tritate
  • 15 gr di farina
Per la ganache al cioccolato
  • 200 ml di panna
  • 85 gr di zucchero
  • 225 gr di cioccolato fondente
Per la glassa al cioccolato 
  • 1 cucchiaio e 1/2 di acqua
  • 3 cucchiai di zucchero
  • 1 cucchiaio di cacao amaro in polvere
  • 60 gr di burro
Per guarnire
  • noci tritate colorate di verde con colorante alimentare in polvere

Iniziamo a preparare la meringa alle noci.
Dopo aver cominciato a montare gli albumi, che saranno stati a temperatura ambiente, aggiungiamo pian piano lo zucchero continuando a montare con le fruste elettriche fino ad avere la consistenza di picchi rigidi.




Con una spatola amalgamiamo le noci tritate miste con la farina mescolando delicatamente dal basso verso l'alto per non smontare gli albumi.



Sulla carta da forno disegniamo i 5 cerchi di 15 cm di diametro e la posizioniamo capovolta sulle teglie.

Su ogni cerchio spalmiamo parte della meringa alle noci e facciamo cuocere in forno a 160° per circa 30 minuti, fino a quando i bordi non inizieranno a colorirsi.



Facciamo quindi raffreddare le meringhe su una gratella dopo averle staccate delicatamente dalla carta da forno.

Prepariamo ora la ganache al cioccolato mescolando la panna con lo zucchero in un tegame dal fondo spesso ed a bassa temperatura. Quando ha raggiunto il bollore spengiamo e vi versiamo la cioccolata spezzettata, giriamo con una frusta per ottenere una crema omogenea e lasciamo raffreddare a temperatura ambiente in un altro contenitore mescolando di tanto in tanto.


Una volta fredda, mettiamo la ganache nel frigorifero e quando sarà ben raffreddata la monteremo con le fruste elettriche.

Possiamo ora cominciare ad assemblare la torta alternando ogni strato di meringa con la ganache al cioccolato e ricoprendo completamente l'ultimo strato e tutto il bordo con la restante ganache.



Metteremo quindi la torta a freddarsi in frigorifero.

Quando la torta è ormai ben fredda prepariamo la glassa.
Mettiamo in un tegame dal fondo spesso tutti gli ingredienti e li mescoliamo con le fruste fino a che non sono completamente sciolti ed amalgamati.


Lasciamo intiepidire la glassa e quindi la versiamo sulla torta posta su una gratella per ricoprire bene anche il bordo.

Non ci resta che guarnire con le noci tritate colorate di verde con il colorante alimentare in polvere, far raffreddare bene in frigorifero, adagiare la torta su un'alzatina ed è pronta per essere servita.


Con una fetta di Garash cake saluto nel modo più dolce possibile questo splendido paese.



 A presto!!

keke fa'i - la torta alle banane da Samoa

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Siamo ancora nelle Samoa con gli amici dell'Abbecedario
culinario mondiale  ospitato da Martissima di "Mangiare è un pò
come viaggiaree trovare ricette tradizionali di queste splendide isole non è così semplice.



Molti prodotti che i  samoani utilizzano nella preparazione dei loro piatti come il taro o i frutti dell'albero del pane sono per noi introvabili e quindi la scelta si dovrà limitare a piatti che potremo replicare avendo a disposizione le materie prime.

Uno dei prodotti più pregiati delle Samoa è la pianta del cacao, talmente preziosa che dal 1961 è vietato introdurre piante e semi di cacao sulle isole perché potrebbero portare parassiti che distruggerebbero le piantagioni locali.
Le fave del cacao vengono fatte asciugare per alcuni giorni al sole, quindi vengono fatte arrostire fino a che non diventano di un colore marrone scuro. A questo punto ancora calde vengono pestate in mortai di legno fino a che non diventano una pasta nera che ancora tiepida viene pigiata in stampi e quando sarà fredda si sarà indurita in un unico blocco. Questo lavoro viene generalmente effettuato dalle donne.
Questo blocco di cacao viene utilizzato grattandolo o grattugiandolo grossolanamente ed il cacao grattugiato viene utilizzato in acqua bollente con l'aggiunta di zucchero per creare la bevanda samoana koko samoa. Viene ovviamente utilizzato anche per fare il cacao in polvere e la cioccolata, anche se ai samoani piace sentire sotto i denti la croccantezza del cacao grossolano.


Fave di cacao arrostite pronte per essere pestate nel mortaio (foto da wikipedia di Teinesavaii)

Vista l'importanza che ha il cacao per questo popolo mi ero stupita del fatto che non ci fossero dolci che lo utilizzassero, tranne nella realizzazione del koko araisa (una sorta di zuppa di riso con cacao, zucchero e latte di cocco), stesso discorso per la panna che viene utilizzata moltissimo nelle pietanze salate ma che non trovavo nei dolci.
Ma a noi dell'Abbecedario culinario le sfide piacciono moltissimo ed andando a frugare nei vari blogs samoani, non molti a dire il vero, ho trovato finalmente un dolce che prevedesse l'uso di banane, panna e cacao, anche se non sono sicura che le nostre banane siano quelle utilizzate per questo dolce a Samoa, ma noi solo queste abbiamo sul mercato!!  :-(
Si tratta di una torta alle banane ma arricchita da panna montata e glassa al cacao chiamata Keke fa'i.


Ingredienti : (per una tortiera da 20 cm di diametro)

Per la base

  • 210 gr di farina
  • 1 cucchiaino da tè di lievito per dolci (4 gr)
  • un pizzico di sale
  • 125 gr di burro ammorbidito
  • 150 gr di zucchero
  • 2 uova
  • 1 cucchiaino da tè di vaniglia
  • 2 banane medie molto mature
  • 1 cucchiaino da tè di bicarbonato (8 gr)
  • 4 cucchiai di latte caldo

Per la farcitura

  • panna montata zuccherata
Per la glassa al cacao
  • 50 gr di burro morbido
  • 125 gr di zucchero a velo setacciato
  • 2 cucchiai di cacao amaro in polvere setacciato
  • 2 cucchiai di acqua bollente

Iniziamo a preparare la base.
Accendiamo il forno a 180° e montiamo con le fruste elettriche il burro morbido con lo zucchero fino a farlo spumoso.



Aggiungere la vaniglia ed un uovo alla volta montando sempre con le fruste.




Con un cucchiaio di legno aggiungere al composto le banane schiacciate in precedenza con una forchetta ed amalgamarle con il composto.




In un pentolino far riscaldare il latte e fuori dal fuoco aggiungerci il bicarbonato mescolando per bene.



Versarlo nel composto amalgamandolo con il cucchiaio di legno.



Per ultime aggiungere le polveri setacciate incorporandole perfettamente.




Versare il composto nella teglia imburrata ed infarinata e far cuocere a 180° nel forno già caldo per 45-50 minuti facendo la prova stuzzicadenti.



Lasciar raffreddare la base su una gratella.



Nel frattempo preparare la glassa al cacao montando con le fruste il burro morbido con lo zucchero a velo setacciato.




Aggiungere il cacao setacciato e l'acqua bollente montando con le fruste fino ad ottenere una crema.




Tagliare la base in 2, metterne una all'interno di un cerchio apribile e farcirla con panna montata zuccherata, NON FATE IL MIO ERRORE ESAGERANDO CON LA PANNA (mi chiedevo come mai nelle foto vedevo appena un velo di panna come farcitura). 
La torta è piuttosto pesante e se lo strato di panna è eccessivo il disco superiore slitta per il peso.



Posizionare il secondo strato di torta e ricoprirla con la glassa al cacao. 




Lasciatela freddare e compattare in frigorifero, prima di servirla lasciarla un pò a temperatura ambiente.




Per un fattore estetico io consiglierei di farcirla con la stessa glassa al cacao della copertura (era un'alternativa che dava anche la ricetta samoana) ed usare la panna per accompagnarla nell'impiattamento.

Comunque ha un sapore particolare, direi esotico!!  ^-^ 
Alla prossima!!

Samoan pineapple custard pie - la torta con crema all'ananas alla samoana

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Quando un piatto si può dire che appartenga alla tradizione di un luogo?
Ci sono ricette le cui origini si perdono nel lontano passato, legate alla territorialità dei prodotti ed alle condizioni economiche di quel periodo, da cui la differenza  tra le ricette destinate alle classi agiate e quelle invece realizzate dal popolo con prodotti economici ma che, grazie all'inventiva delle donne, erano come ed anche più gustose di quelle ricercate.
Anche ricette relativamente "giovani" possono entrare a far parte della tradizione di un paese quando un popolo le fa proprie e le adatta con prodotti a sua disposizione.
Siamo ancora alle Samoa con l'Abbecedario culinario mondiale e le ricette sono ospitate da Martissima di "Mangiare è un pò come viaggiare" e trovare ricette tipiche di queste isole non è semplice, si rischia con facilità di seguire ricette delle Samoa americane..


Questa torta a prima vista non mi dava l'idea di una torta tipica samoana quando poi sono incappata in questo blog (1 samoana.com) dove la sua autrice ,hamogeekgirl, racconta che negli anni '50 la mamma, allora una bambina, venne mandata a vivere in casa della zia Sarah a Lalovaea, vicino Apia, per poter studiare.
La mamma della zia Sarah già allora gestiva a Lalovaea un piccolo negozio dove preparava e vendeva le sue deliziose pineapple custard pie.
Penso quindi che questa ricetta possa essere considera tradizionale a tutti gli effetti.
La ricetta che hamogeekgirl ha seguito è proprio quella della zia Sarah che però nello stile samoano alle volte indica le dosi precise, altre invece è generica.
Io ho seguito le sue indicazioni per quanto riguarda il guscio di pasta e la meringa, mentre per la crema di cui non dà le dosi precise (citando tra gli ingredienti la crema pasticcera in polvere) mi sono permessa di sostituire il latte e panna con il succo dell'ananas in scatola ed utilizzando un uovo, della farina ed il burro al posto della crema pasticcera in polvere. Praticamente per il ripieno ho seguito questa ricetta che è perfetta e dove il sapore dell'ananas che io adoro si sente pienamente.
Voi siete liberi di sostituire al succo d'ananas del latte e della panna e creare così una crema pasticcera all'ananas.

Vi dò di seguito la ricetta con le varie considerazioni.




Ingredienti:  


Per la pasta   (per una tortiera da circa 23 cm di diametro ne                       avanza un pò)
  • 3 uova
  • 300 gr di burro
  • 200 gr di zucchero
  • 400 gr di farina autolievitante 

Per il ripieno di crema all'ananas
  • 100 gr di zucchero 
  • 1 cucchiaio di burro
  • 1 uovo intero
  • 4 cucchiai di farina
  • 340 gr di ananas sciroppato
  • lo sciroppo d'ananas della confezione (circa 227 gr)

Per la meringa
  • 4 albumi
  • 100 gr di zucchero
  • i semi di una bacca di vaniglia
  • 1/4 di cucchiaino di cremor tartaro

Iniziamo a preparare la pasta base.

In una ciotola lavoriamo insieme il burro e lo zucchero, uniamo un uovo alla volta e per ultima la farina autolievitante. 
Proprio la presenza del lievito contenuto nella farina farà ottenere una base soffice, non secca come quella che compare in altre ricette. 
Per questa ricetta, facendo le proporzioni, dovrete miscelare circa 400 gr di farina 00 con un pizzico di sale e 4 cucchiaini e 1/2 di lievito.




L'impasto risulterà molto morbido, lo avvolgiamo con la pellicola e lo faccio riposare in frigorifero per almeno 30 minuti.
Per la cottura in bianco del guscio di pasta ho seguito le mie abitudini.
Riprendiamo l'impasto, lo stendiamo tra due fogli di carta da forno di un diametro tale che copra bene anche i bordi della tortiera.
Lo adagiamo con tutti e due i fogli di carta nella tortiera, togliamo il foglio superiore e punzecchiamo con i rebbi della forchetta tutta la superficie, ricopriamo nuovamente con la carta da forno sopra a cui metteremo i fagioli in modo che durante la cottura la pasta mantenga una superficie omogenea e facciamo cuocere in forno già caldo a 180° per circa 30 minuti.
Lasciamo raffreddare fuori dal forno.




Prepariamo ora la crema all'ananas. 
Mettiamo sul fuoco una pentola con dell'acqua che faremo arrivare a bollore, abbassiamo la fiamma perché continui a sobbollire e vi posizioniamo sopra una ciotola metallica dove avremo amalgamato prima lo zucchero con l'uovo, la farina ed il succo d'ananas.
Aggiungiamo il cucchiaio di burro e mescoliamo continuamente.
Quando la crema comincia ad addensarsi aggiungiamo l'ananas spezzettato e continuiamo a mescolare fino a che raggiunge la consistenza densa desiderata, quindi togliamo dal bagnomaria.









Mentre la crema all'ananas si intiepidisce prepariamo la meringa battendo con le fruste elettriche tutti gli ingredienti fino ad ottenere una meringa lucida e sostenuta.



Versiamo la crema all'ananas sulla base, quindi ricopriamo con la meringa e facciamo colorire appena sotto il grill.
Io non ho utilizzato tutta la meringa perché troppa per essere contenuta entro i bordi della mia tortiera.







Lasciar raffreddare per diverse ore la torta a temperatura ambiente prima di passarla qualche ora in frigorifero.



Potete anche sostituire la meringa con della panna montata zuccherata, in questo caso la torta non dovrà passare sotto il grill ma solo fatta raffreddare in frigorifero. 

Veramente buona, credetemi!! ^-^


Panikeke lapotopoto - le frittelle rotonde alle banane delle Samoa

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Stavolta a farmi innamorare di questa ricetta è stato questo video di YouTube.
Stavo guardando cercando qualcosa sulla vita quotidiana e la cucina di Samoa ed in un video c'era una simpatica bella signora samoana, Mrs Iole, sorridente davanti alla telecamera che la riprendeva, che faceva il famoso gesto di Popeye (Braccio di ferro) mostrando i muscoli e dicendo:
- "Panikeke!!!" -
In una tipica cucina samoana all'aperto, sopra ad un vecchio barile da cui avevano ricavato una sorta di fornello a legna, in una grande padella ricolma d'olio, quello che penso fosse il marito della simpatica signora faceva friggere delle super-mega-castagnole, appunto i Panikeke lapotopoto.
Mrs Iole con l'aiuto di un dosatore per gelato versava nell'olio caldo delle noci di morbido impasto che rapidamente si gonfiavano.
Nulla a che vedere la sua calma serafica con cui preparava  e friggeva i suoi panikeke con la rapidità da capogiro con cui in un altro video un ragazzino samoano gettava in un'enorme pentola colma d'olio piccole cucchiaiate d'impasto ad una velocità pazzesca.

Con il ritmo tranquillo di Mrs Iole ho deciso di provare a farli.I panikeke possono essere semplici o contenere nell'impasto polpa di banana ed io ho voluto farli proprio con la banana.




Ingredienti:

  • 280 gr di farina 
  • 2 cucchiaini di lievito in polvere per dolci
  • 110 gr di zucchero semolato
  • un pizzico di sale
  • 1 uovo
  • 110 ml di latte
  • 1 grossa  banana molto matura
Per prima cosa schiacciamo bene la banana matura.



Mescoliamo inizialmente l'uovo con lo zucchero, aggiungiamo poi il latte battendo con la frusta a mano, quindi la farina mescolata con il lievito e setacciata e per ultima la banana schiacciata.



In un tegame profondo portiamo l'olio di semi a temperatura, ci versiamo con due cucchiaini una noce d'impasto per volta e lasciamo cuocere fino a quando non sono ben coloriti.


Se non riempiamo troppo il tegame i panikeke si gireranno da soli man mano che si cuoceranno.

Scoliamo su carta assorbente.




Possiamo mangiarli così oppure con una spolverata di zucchero a velo, o accompagnati da burro e marmellata, oppure con della Nutella o anche affiancati da una pallina di gelato.





Anche questa ricetta fa parte della raccolta dell'Abbecedario culinario mondiale che per le Samoa è ospitato da Martissima di "Mangiare è un pò come viaggiare".


Samoan Puligi - il ciambellone speziato e cotto al vapore delle Samoa

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Credo che tutti conoscano il nostro proverbio "Colazione da re, pranzo da principe e cena da povero".
Esiste un proverbio samoano che esprime lo stesso concetto anche se in modo diverso:
"Fale-taeao e le afiafi"che significa "chi si siede a casa la mattina avrà fame la sera", proprio perché una colazione ricca dà l'energia per affrontare tutta la giornata.
Questo ciambellone speziato, chiamato in samoano puligi, è tra i dolci che vengono mangiati a colazione nelle Samoa, ma anche per il Natale e quando si partecipa ad un funerale dove per una settimana i familiari e tutta la comunità onorano il defunto mangiando insieme.
Tutti coloro che vanno a rendere omaggio al defunto portano alla sua famiglia un piatto già pronto.
E' un modo per vivere insieme quel momento facendo le pulizie, cucinando, mangiando e condividendo i ricordi.

Tradizionalmente questo ciambellone viene cotto al vapore nell'umu,
il tipico forno a terra di cui vi ho già parlato, ma è possibile cuocerlo sempre al vapore anche nel forno di casa.

Questo dolce dovrebbe essere stato introdotto nelle Samoa quando furono occupate all'inizio del secolo scorso dalla Nuova Zelanda ed ha una tipica connotazione britannica.

L'unica variazione tipica del luogo consiste nel fatto di poter sostituire il latte evaporato con della crema di cocco.

Latte evaporato?? Anch'io quando ho letto la ricetta sono rimasta un pò perplessa e dopo aver escluso si trattasse di latte condensato ho cercato notizie.
Si tratta di latte non zuccherato a cui si è fatta perdere gran parte della percentuale di acqua. Loro lo trovano in lattina, ma come sostituirlo qui da noi??
Molto semplice, basta utilizzare del comune latte in quantità doppia rispetto alla dose di latte evaporato indicato nella ricetta.
Si mette sul fuoco in una casseruola piuttosto grande ed alta per evitare che il latte bollendo fuoriesca e girando continuamente si aspetta che dimezzi di volume. In genere bastano circa 10 minuti di ebollizione. Nel procedimento vi farò vedere il passo passo.
Altra caratteristica è l'utilizzo di zucchero caramellato che viene diluito con acqua e con il latte evaporato di cui vi ho parlato.
Ma veniamo alla ricetta.

Ingredienti: (per uno stampo con foro centrale da 23 cm di diametro)   

  • 450 gr di farina 
  • 2 cucchiaini da tè di bicarbonato di sodio
  • un pizzico di sale
  • 1 cucchiaino da tè di cannella in polvere
  • 1 cucchiaino da tè di noce moscata grattugiata
  • 1/2 cucchiaino da tè di chiodi di garofano ridotti in polvere
  • 225 gr di burro a temperatura ambiente
  • 200 gr di zucchero
  • 3 uova intere
  FACOLTATIVO
  • 1 cup di frutta (ad esempio banane schiacciate) o frutta secca (noci tritate, uva passa,....) da aggiungere all'impasto a piacere
Per il latte allo zucchero caramellato
  • 200 gr di zucchero semolato
  • 240 ml di acqua
  • 250 ml di latte evaporato (o crema di cocco)
Iniziamo preparando il latte evaporato.
In un tegame piuttosto largo ed alto versiamo il latte e mescolando di tanto in tanto lo poniamo sul fuoco facendo bollire fino a che non sia dimezzato di volume.
Lo togliamo dal fuoco e lo lasciamo raffreddare.



A questo punto accendiamo il forno a 180° per farlo scaldare e vi poniamo una teglia con dell'acqua che servirà per la cottura del puligi.



Prepariamo ora il latte allo zucchero caramellato.
Poniamo lo zucchero in una casseruola ed a fiamma bassa lo facciamo sciogliere e caramellare.




Lo togliamo un attimo dal fuoco e facendo attenzione a non bruciarci vi versiamo un pò per volta l'acqua che farà addensare il caremello.


Rimettiamo sul fuoco e mescolando facciamo sciogliere  nuovamente il caramello.
A questo punto togliamo dal fuoco ed aggiungiamo il latte evaporato e la vaniglia mescolando perché  sia tutto ben amalgamato.



Il profumo sarà stupendo.
Lo lasciamo intiepidire.

In una grande ciotola montiamo con le fruste elettriche il burro morbido con lo zucchero, poi un uovo per volta sempre con le fruste elettriche.







Misceliamo la farina con il bicarbonato, il sale e le spezie e la aggiungiamo al composto di burro, zucchero ed uova un pò per volta alternandola con il latte allo zucchero caramellato.




Quando tutto sarà perfettamente amalgamato versiamo il composto nello stampo precedentemente imburrato e chiudiamo lo stampo con dei fogli di alluminio.
E' molto importante imburrare perfettamente lo stampo, meglio ancora se avete uno stampo da Bundt, da questo dipenderà l'agevole distacco del puligi.
Riempite lo stampo meno di quanto ho fatto io per evitare che debordi dal foro centrale.




Nella teglia con l'acqua che avevamo in forno poniamo l'anello di una teglia a cerniera perché ci si possa poggiare sopra lo stampo con il puligi senza che sia immerso nell'acqua e copriamo tutto con un foglio di alluminio.





Lasciar cuocere a 180° per circa 2 ore, controllando che ci sia sempre acqua sufficiente nella teglia e aggiungendola se necessario.
Prima di togliere il dolce dal forno inserendo uno stecchino da spiedini nelle varie parti controllate che ne esca asciutto.

Lasciatelo raffreddare completamente all'interno dello stampo, ci vorranno diverse ore, ed una volta completamente freddo capovolgetelo su un piatto da portata.



Tradizionalmente i samoani spalmano sulla fetta di puligi del burro o l'accompagnano con una leggera crema pasticcera.


Di seguito vi dò una ricetta per realizzarla, ma potete anche usare la vostra solita ricetta avendo cura di lasciarla più liquida.

Ingredienti per la crema d'accompagnamento:

  • 6 tuorli d'uovo
  • 1 cucchiaino di amido di mais
  • 50 gr di zucchero semolato
  • 2 cucchiaini di estratto di vaniglia
  • 600 ml di crema di latte
E' veramente delizioso, morbido, umido, delicatamente speziato, ideale per accompagnare una tazza di tè!!


Anche questa ricetta si unisce alle altre raccolte da Martissima di "Mangiare è un pò come viaggiare" per l'Abbecedario culinario mondiale.

Koko araisa - il cibo che sa di buono , di ricordi, di coccole, di casa dalle Samoa

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Negli Stati Uniti negli anni '70 hanno coniato il termine "comfort food", che nella nostra lingua potrebbe essere definito il cibo che ci ricorda l'infanzia, il calore di casa, le coccole della mamma, che ci fa stare bene.
Questa ricetta di Samoa sembra sia proprio questo.
Nei vari blogs samoani tutti parlano del "koko araisa" come di un piatto che ricorda la casa, la famiglia, i pomeriggi con i cuginetti al rientro da scuola.

E' un piatto che inaspettatamente mi ha fatto tornare alla mente l'abitudine che aveva mia madre, nelle giornate più fredde, di farsi una minestra di riso cotto nel latte con lo zucchero.
Ricordo che guardavo quella minestra dolce con sospetto senza volerla assaggiare e lei mi diceva che gliela preparava spesso la mamma quando lei ed i suoi fratelli erano piccoli.
Strano come a tanti chilometri di distanza un cibo simile possa avere la stessa carica di ricordi e di sentimenti.

Si tratta di una zuppa di riso cotto in acqua e a cui viene aggiunto del latte di cocco, lo zucchero, il famoso Koko samoa di cui vi ho già parlato qui ed una foglia di arancio chiamata laumoli.

Non viene specificato il tipo di riso utilizzato, sembra vada bene qualunque tipo, al posto del latte di cocco può essere utilizzato del comune latte di mucca o quello che preferite, potete sostituire il koko samoa con del buon cacao in polvere amaro, mentre la foglia di arancio può essere sostituita con della scorza d'arancia o dell'essenza di arancia (visto che serve solo per dare profumo alla preparazione).

Vi riporto di seguito gli ingredienti, tenendo conto che una tazza (cup) corrisponde alla capacità di 250 ml.



Ingredienti per il koko araisa (proporzioni da reggimento):

  • 3 cups di riso
  • 6 cups di acqua
  • 2 cups di latte di cocco (o latte evaporato o comune latte)
  • 1 cup di zucchero semolato
  • 1 cup di cacao amaro in polvere o Koko samoa
  • 1 foglia di arancio (laumoli)
In una pentola capiente versare l'acqua ed il riso.
Mettere sul fuoco insieme alla foglia di arancio che toglieremo alla fine.



A metà cottura aggiungiamo il latte di cocco, lo zucchero ed il cacao sciolto con un pò d'acqua perché non formi grumi.



Portare a cottura il riso.



Potete mangiarlo caldo ma sembra che anche freddo sia buonissimo (dovrebbe diventare una specie di budino).

Tenete presente che con queste dosi ci fanno colazione o merenda una frotta di bambini, con 1/2 tazza di riso e tutti gli altri ingredienti in quantità proporzionate a me è venuta quella tazzona di koko araisa che basterebbe per 4 persone.

Sicuramente una colazione o una merenda ricca per un bambino, meglio di tante merendine confezionate, e poi non vi ricorda una di quelle tazze di latte e riso soffiato al cioccolato che ora sono tanto di moda? ^-^

Con questa ricetta chiudo la mia raccolta samoana per l'Abbecedario culinario mondiale che fa capo a Martissima di "Mangiare è un pò come viaggiare"!



Prepariamo i bagagli per la partenza, da lunedì prossimo saremo in India.

Primo raduno dell'Abbecedario culinario - Bologna 18 ottobre 2014

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Foto di Armonia Paleo
Era gennaio 2013 quando ho conosciuto, grazie al blog di  Tamara "Un pezzo della mia maremma", l'iniziativa di Eloisa (Aiù) della "Trattoria MuVarA" di girare con l'Abbecedario culinario l'Europa alla ricerca dei piatti tipici di ogni nazione visitata.
Prima aveva lanciato altre due iniziative, l'Abbecedario dalla A alla Z e  l'Abbecedario della cucina italiana che io, ahimé, non avevo ancora scoperto.
Faccio quindi parte del gruppo di viaggiatori solo dal gennaio 2013, ma quando abbiamo concluso la nostra avventura in Europa a luglio scorso abbiamo lanciato  ad Eloisa l'idea di continuare il viaggio e magari anche di conoscerci di persona.
Detto fatto Eloisa ci ha organizzato il primo raduno dell'Abbecedario in corrispondenza dell'inizio della nuova avventura gastronomica in giro per il mondo.
E sabato scorso 18 ottobre ci siamo finalmente incontrati a Bologna, città eletta a maggioranza per comodità.

La giornata tanto attesa è iniziata incontrando "Un pezzo della mia maremma" e partendo insieme da Roma.
E' stato bello riconoscerla mentre scendeva le scale ed abbracciarci come se si rivedesse una vecchia amica.
Durante il viaggio in treno, con posti distanti, non  abbiamo potuto iniziare le nostre chiacchiere, ma appena arrivate a Bologna abbiamo recuperato.
Scambiandoci idee sul mondo dei food bloggers e cercando di ricordare come ci fossimo conosciute (mistero non ancora svelato) ci siamo avviate dalla stazione verso Piazza Maggiore dov'era l'incontro.
Quando siamo quasi giunte sulla piazza la domanda che ci è venuta spontanea è stata:
- Davanti a quale lato della fontana del Nettuno si saranno raggruppati, lato A o lato B della statua??- come aveva domandato "Gata da plar"!!
Ridendo ci siamo avvicinate ed abbiamo visto un gruppetto di persone che si abbracciavano sotto un fianco della statua, tanto per contentare tutti!!
Erano loro, abbracci e  sorrisi - Tu sei................io sono..............- e così fino a che non siamo arrivati tutti.
L'emozione di dare un volto, una voce, uno sguardo a quelle persone che da tempo si scambiavano ricette era tanta.
Forse per qualcuno c'era anche un pò d'imbarazzo, ma la simpatia travolgente degli altri ha fatto svanire la timidezza.

Indisciplinati come un branco di scolaretti è stata un'impresa farci alcune foto sotto il lato B del Nettuno, mentre i passanti incuriositi ci guardavano (forse per il cappello da cuoco o il  naso rosso da clown che alcuni di noi avevano messo?).
Un pò alla spicciolata ci siamo mossi verso il ristorantino in via de' Giudei, nel vecchio ghetto ebraico, dando un rapido sguardo alle bellezze della città.


Foto di Gata da plar
Foto di Gata da plar


Foto di Gata da plar

Antichi portici in Piazza della Mercanzia (foto wikimedia di mammamia)


I regali che alcune di loro ci avevano confezionato disposti come segnaposto, le torte stupende preparate da "Torte e dintorni" e da

"Un pezzo della mia maremma", un'atmosfera allegra e piena di calore, quello stesso calore che già si intuiva dalle pagine dei nostri blog, dai commenti alle ricette che ognuno postava.









Foto di Trattoria MuVarA
Sulla strada del ritorno da brave appassionate del cibo una capatina in un noto negozio di casalinghi dove parecchie di noi si sono lanciate alla ricerca della "caccavella mancante", ma poteva essere altrimenti??  ^-^


Foto di Trattoria MuVarA
Tutto come immaginavo, ognuno di noi con le proprie problematiche, le proprie incertezze o le proprie certezze, i sogni, i desideri, ognuno diverso ma complementare agli altri, proprio come le lettere dell'alfabeto che insieme riescono a formare tutte le parole.

Un unico rammarico, che il poco tempo a disposizione sia volato troppo in fretta. 
Avrei voluto parlare di più con tutti, ma ci siamo lasciati con la promessa di organizzare il prossimo raduno in un luogo dove poter cucinare tutti insieme perché condividere le ricette attraverso i blog è bellissimo, ma vuoi mettere stare insieme davanti ai fornelli? Tutta un'altra cosa.

E' stata una giornata speciale come speciali sono le persone che ho conosciuto, a presto cari nuovi amici !

E non poteva mancare la ricetta delle crescentine realizzate con la tigelliera acquistata a Bologna, ricetta volutamente diversa da quella di Tamara di "Un pezzo della mia maremma" per trovare la "ricetta perfetta".




Ingredienti:

  • 500 gr di farina 00
  • 1 bustina di lievito di birra disidratato
  • un pizzico di zucchero
  • 50 gr di burro morbido
  • 200 ml di latte tiepido
  • 100 ml di acqua tiepida
  • 1 cucchiaino di sale
Far sciogliere il lievito nell'acqua tiepida con lo zucchero.
In una ciotola versare la farina, fare un incavo nel centro e versarvi il latte tiepido, il lievito sciolto nell'acqua con lo zucchero, mentre il sale viene sparso sulla farina. 
Dopo aver amalgamato gli ingredienti versare il composto nella planetaria e far lavorare con il gancio l'impasto fino a che non risulta ben liscio ed omogeneo.
Lasciar lievitare in un recipiente chiuso con la pellicola in luogo tiepido per circa due ore.



Riprendere l'impasto già lievitato, lavorarlo un pò a mano sul piano di lavoro, creare circa 21 palline e far lievitare coperte ancora mezz'ora.


Mettere la tigelliera a scaldare sul fuoco 3 minuti per parte, disporvi le palline di impasto e far cuocere a fiamma bassa 5 minuti da un lato e 2-3 minuti dall'altro.
Servirle calde con salumi o formaggi, o con il pesto modenese (lardo macinato con aglio e rosmarino).




Alla prossima!!

Chapati o Roti, il pane indiano per iniziare la nostra avventura in India.

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Parlare dell'India per me significa far riaffiorare ricordi che risalgono a ben 34 anni fa, quando giovanissima ho avuto la fortuna di visitare questo splendido paese e cercherò di raccontarvi quello che il tempo non è riuscito a cancellare.
Il primo impatto che hai scendendo dall'aereo a New Delhi è quello di un'aria caldissima pervasa da un misto di profumi che non riesci a decifrare, ma basta fare due passi in città per capire.
Accovacciate sui marciapiedi donne stupende ed eleganti nel loro sari fanno collane di fiori, fiori profumatissimi come il gelsomino, accanto venditori di semi e di frutta secca, banchi di frutta multicolore e banchi di spezie talmente profumate e forti da togliere quasi il respiro.
E sempre sui marciapiedi bancarelle, ma più spesso un fornello con sopra una pentola piena d'olio o una padella, dove mani che ripetono ad una velocità strabiliante i soliti gesti  preparano quello che è lo street food indiano. Ma non come lo intendiamo noi, cioè cibo da prendere e portare via mangiandolo, bensì vere e proprie pietanze elaborate servite in piatti da mangiare sul posto.
Ecco, quell'insieme di odori che ti accoglie al tuo arrivo è fatto di questi profumi di pietanze cucinate per la strada, di fiori, di spezie, una miscela che una volta respirata ti rimane nel cuore.
Se poi hai la fortuna di giungere in India per l'Holi festival, la festa dei colori indù che cade tra febbraio e marzo con cui si celebra la primavera e la vittoria del bene sul male, come è successo a me,  ti ritrovi per la strada coinvolto tra canti e balli e lanci di polvere o vernice colorata in un'atmosfera quasi irreale.
A New Delhi, capitale cosmopolita dell'India con più di 14 milioni di abitanti, il traffico è congestionato.
Oltre alla consuetudine della guida a sinistra che inizialmente ti lascia col fiato sospeso ogni volta che incroci un altro veicolo, come ti immetti nel traffico ti sembra di essere inghiottito dalla
corrente di un fiume fatto di biciclette, risciò a pedali, auto, camion e vecchi pullman che ti trascina via. 
La disciplina stradale spesso è un optional e ti ritrovi contromano con pedoni e mezzi che ti sfrecciano paurosamente ad un palmo di distanza.
Ricordo che la cosa che più mi stupì allora fu vedere che la maggior parte delle automobili circolanti erano Fiat 1100 che da noi erano fuori produzione da tempo, ma non erano vecchie, mi spiegarono che la Fiat aveva ceduto la catena di produzione in India dove continuavano ad essere fabbricate. Ora anche lì sono andate definitivamente in pensione ed il parco auto è decisamente più moderno.
Una cosa che invece oggi come allora caratterizza la circolazione è la presenza dei tuk-tuk, mezzi a 3 ruote coloratissimi adibiti al trasporto pubblico, praticamente i taxi indiani.


Tuk-tuk indiano (foto da wikipedia di Muhammad Mahdi Karim)
Oltre la bellezza dei templi, delle moschee, che arricchiscono New Delhi come tutto il resto dell'India, quello che rapisce è l'umanità. A cominciare dai bambini con quei grandi occhi neri che ti si avvicinano sperando in un regalo particolare (allora ricordo che portammo una marea di penne biro, caramelle e gomme da masticare proprio per donarle ai bambini) e nelle città tirandoti per il vestito ti dicono:
- Backsheesh, backsheesh, one rupie please!! - chiedendo l'elemosina.

Donne stupende nei loro coloratissimi abiti, umili eppure di un'eleganza regale, che si trascinano enormi fagotti con i panni da lavare lungo i fiumi, uomini che nei templi cercano di farti fare una foto con il pitone che tengono intorno al collo in cambio di qualche soldo.

Quello che sconvolge è lo stridente contrasto tra la parte più ricca e moderna delle grandi città e l'enorme miseria in cui vivono ancora moltissime persone.
Lontano dalle città si intuisce invece una vita semplice ma decorosa, fatta di duro lavoro ma con il quale possono garantirsi almeno il minimo per la sopravvivenza.


La religiosità caratterizza profondamente la vita degli indiani, a qualunque religione essi appartengano, e colpisce l'intensità con cui essa fa parte del loro quotidiano. Se esiste un momento particolare in cui rivolgono le loro preghiere al proprio dio, è anche vero che tutti i loro gesti sono pieni di spiritualità, come anche nelle arti più antiche quali la danza o le arti marziali.

Ogni religione ha il suo tempio, dal può sontuoso al più semplice, e
se ne possono vedere di tutte le epoche e di tutte le dimensioni.

Se con lo sviluppo degli ultimi anni anche in India la tecnologia ha aperto nuovi confini, l'artigianato è ancora fondamentale e non ti stupire se anziché vedere attaccare degli enormi manifesti sui cartelloni pubblicitari, come accade da noi, vedi un uomo che sapientemente li dipinge a mano.

L'India è il paese dai mille contrasti, dove passato e presente riescono a convivere rendendolo veramente unico.

Il mio viaggio di quasi due settimane ci fece toccare varie città, ma la vastità dell'India è tale che abbiamo potuto appena avere uno scorcio di quello che questo paese è.
Le varie tappe furono:
New Delhi, Chennai (Madras), Mahabalipuram e Kanchipuram, Thiruvananthapuram (Trivandrum), Mumbay (Bombay), l'isola di Elephanta.

Per il gusto di mostrarvi immagini datate di quel viaggio ho spolverato proiettore e schermo ed ho creato un video con le immagini delle diapositive più interessanti. Sono diapositive molto chiare, dovute al fatto che il fotografo dove acquistai il rullino non mi disse che per un paese molto caldo fosse necessaria una minore sensibilità, tanto che parecchie vennero quasi bianche per l'eccesso di luce.
E' stato comunque piacevole rivedere immagini da tempo dimenticate e ricordare le emozioni vissute in quel viaggio.






New Delhi

Tempio indù Birla Mandir (foto wikipedia di  Ashishbhatnagar72)

Tomba di Humanyu (foto da wikipedia di Deepak)
Il tempio di Akshardham, il più grande complesso indù al mondo (foto da wikipedia di  Indianhilbilly)
                        
The Red Fort (foto da wikipedia di Alex Furr)
La Jama Masjid, la più grande moschea indiana (foto da wikipedia di Steve Evans)Chennay (Madras)
 Tempio di Kapaleeshwarar a Mylapore (foto wikipedia di Ranveig)

Kanchipuram



Sculture del Tempio di Kaikasanathar (foto da wikipedia di Ssriram mt)

Tempio di Kailasanathar (foto da wikipedia di Keshav Mukund Kandhadai)

Interno del Tempio Ekambaranathar (foto da wikipedia di Tshrinivasan)

Per le immagini delle altre città che ho visitato proseguirò con il prossimo post, ora passiamo alla cucina indiana.

La ricetta con cui ho voluto aprire questo viaggio virtuale nella cucina indiana è quella di un pane azimo, quindi non lievitato, la cui preparazione mi aveva affascinato.
Come spiega molto bene nel suo blog Chamki, fare il chapati o roti (a seconda della zona dell'India) è semplice ma NON FACILE, specialmente quello fatto gonfiare direttamente sulla fiamma che si chiama phulka.
Se anziché passare nella farina le palline di pasta prima di spianarle con il mattarello le passiamo nell'olio e le friggiamo, avremo il poori o puri, piccoli chapati fritti.
Per la cottura del chapati in India usano la tawa, una sorta di padella concava di ferro che io chiaramente non ho, ho usato per cuocerli un testo moderno con cui si cucina la torta al testo umbra, non è proprio la stessa cosa ma penso che sia un valido sostituto.



Ingredienti per il chapati o roti:
  • farina integrale di grano macinata molto fine senza pezzetti di crusca visibile
  • acqua tiepida pari a circa il 50 - 60% del peso della farina
  • ghee o olio di oliva (1 cucchiaio)
  • sale q.b.




Setacciare la farina con il sale ed aggiungere l'olio d'oliva. 
Con le mani intridere  la farina con l'olio.
Dopo aver aggiunto l'acqua tiepida continuare a lavorare fino ad avere un impasto liscio e morbido. 
Coprire l'impasto con un altro contenitore e lasciar riposare a temperatura ambiente. Più riposa migliore sarà la riuscita del chapati. 
Dividere l'impasto in palline che una per volta lavoriamo con la mano per renderla liscia. 

Passiamo una pallina d'impasto nella farina. 
L'allarghiamo con il mattarello (io non tirerei il chapati troppo sottile). 
Mettiamo il chapati sulla padella calda ma non rovente. 
Premiamo con i polpastrelli il chapati mentre è ancora morbido.






Quando iniziano a formarsi le bolle lo voltiamo. 
Passiamo ora sulla fiamma bassissima, meglio ancora se ci aiutiamo con una griglia, e aspettiamo che il chapati gonfi. 

Non è un bel palloncino come quelli cotti dalle esperte donne indiane ma si è gonfiato, quindi E' RIUSCITO !!!!  ^-^



Riponiamo il nostro chapati ungendolo appena con dell'olio d'oliva o del ghee in un cestino coperto con un tovagliolo, fino a che non li abbiamo cotti tutti, ma il massimo è mangiarlo caldo caldo.




Questa ricetta per l'Abbecedario culinario mondiale si unisce alle altre dell'India che Cinzia raccoglie nel suo blog "Cindystarblog.blogspot.it".

Patisa o Soan papdi - il dolce del Diwali indiano

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Da pochi giorni in India si è festeggiata una delle più importanti feste dell'anno, il Diwali, la Festa delle Luci. Secondo il ciclo della luna può cadere tra ottobre e novembre, dura 5 giorni e rappresenta l'inizio del nuovo anno nel calendario indù.
Rappresenta la vittoria del bene sul male e della luce sulle tenebre.
Viene ricordato il ritorno di Rama nella capitale Ayodhya dopo 14 anni di esilio e di peregrinazioni. Rama, dopo aver sconfitto, insieme al fratello Lakshmana ed al suo esercito di scimmie il re di Lanka, Ravana,  che aveva rapito sua moglie Sita, torna vittorioso con tutti gli onori nella sua città riportando quindi la luce per il suo popolo.
In India il Diwali si festeggia con fuochi d'artificio e mortaretti ed in ogni casa vengono accese le diyas (lampade di terracotta ad olio) creando un'atmosfera magica di luci e colori.
Il primo giorno di festa è il Dhanteras (antivigilia del Diwali) ed è di buon auspicio acquistare in questo giorno qualche utensile nuovo per la casa che per le feste sarà pulita da cima a fondo (come accade per la nostra Pasqua).
La vigilia di Diwali è Choti Diwali, in cui si ricorda Hanuman, il dio dall'aspetto di sciammia e devoto di Rama. Tipici dolci di questo giorno sono i mithai, a base di farina e miele con vari ripieni e fritti nel ghee.
Si espongono casette di terracotta con l'immagine di Lakshmi, la divinità della ricchezza, che in questi giorni farà visita nelle case piene di luce portando prosperità.
Il giorno di Diwali prima dell'alba si fa un bagno purificatore seguito da massaggi con olii profumati che equivale ad un'abluzione nel fiume Gange.
L'altare per la cerimonia religiosa (puja) viene decorato con fiori e ghirlande sono poste sulle statuine di Lakshmi e Ganesh (il dio elefante). Al tramonto tutti i familiari, con sfarzosi abiti tradizionali, si riuniscono per la cerimonia religiosa. Accanto ai nuovi utensili acquistati si mettono in mostra i piatti più prelibati ed i mithai, dopo la cerimonia ed il banchetto per le strade la festa è un'esplosione di fuochi d'artificio, di musiche e di canti.

Uno dei dolci di questa popolare festa è il Patisa o Soan papdi o Sohan papdi. E' considerato di buon auspicio ed è utilizzato in molti festival, riti e cerimonie.
La sua preparazione è particolare, guardate in questo video con quale abilità viene preparato. Questa lavorazione davvero complicata anche perché viene realizzata da 4 persone non avrei mai potuto realizzarla, mi sono quindi rifatta a quest'altro video casalingo, sicuramente meno scenico ma che comunque richiede una grande manualità.
Passo quindi alla ricetta.



Ingredienti:

  • 1 cup di farina 00 (125 gr)
  • 1 cup di farina di ceci (90 gr)
  • 2 - 3 cucchiai di glucosio o miele
  • 2 cups di zucchero semolato (400 gr)
  • meno di 1/2 cup di acqua (circa 100 gr)
  • 1 cup e 1/2 di ghee (burro chiarificato 315 gr)
  • 10 mandorle spellate
  • 10 pistacchi
  • i semi di 2 bacche di cardamomo verde
Innanzitutto ho tritato le mandorle ed i pistacchi e li ho lasciati
da parte, come pure i semi delle bacche di cardamomo.


                             Il Ghee 

Ho preparato il ghee o burro chiarificato, ma dopo averne preparato metà con un sistema che avevo visto nei siti italiani (facendo sciogliere lentamente il burro, eliminando la schiuma e versandolo poi lentamente attraverso un colino con della garza in un barattolo senza la caseina che si deposita sul fondo del tegame) ho preparato l'altra metà con il sistema dei video indiani che fanno fondere il burro e lo lasciano sul fuoco fino a che non raggiunge il color nocciola, allora lo passano sempre in un colino con della garza lasciando sul fondo della pentola la caseina ormai bruciata.






In un tegame antiaderente dal fondo spesso ho messo il burro chiarificato e quando è diventato caldo vi ho versato le due farine passate al setaccio, girando sempre con un cucchiaio.
Quando ha raggiunto il bollore vi ho versato i semi di cardamomo tritati ed ho continuato a mescolare fino a che non ha raggiunto il colore caramello.




Nel frattempo in una padella antiaderente ho messo una cucchiaiata di burro chiarificato, lo zucchero e l'acqua e mescolando ho fatto raggiungere il bollore, vi ho quindi versato i cucchiai di miele.
Continuando a mescolarlo l'ho fatto diventare color caramello e poi l'ho tolto dal fuoco e versato in un recipiente freddo perché non continuasse a bruciare. Mescolando gli ho fatto raggiungere la consistenza giusta.






L'ho quindi versato nel tegame dove avevo cotto le due farine che sono ancora calde e con due spatole ho sollevato lo zucchero facendogli fare i fili e assorbendo tutto il composto di farine.

Di questo passaggio importante purtroppo non ho le foto, da sola e con le mani entrambe impegnate non è stato possibile farne, ma nel video che vi ho indicato lo potrete vedere.

Ho quindi versato la massa su un foglio di carta da forno, l'ho coperta con un altro foglio e dandogli la forma di un rettangolo l'ho compattato col mattarello.

Vi ho versato sopra le mandorle ed i pistacchi tritati e con il coltello ho segnato i vari tagli per ricavarne dei quadrati.




Ho tagliato quindi definitivamente i quadrati dopo 20 minuti quando il composto si era indurito.




La riuscita della texture di questi dolcetti dipende essenzialmente dalla giusta consistenza dello zucchero, dalla giusta temperatura e dalla lavorazione e sicuramente l'esperienza aiuta moltissimo.
Anche se la texture dei miei dolcetti non è riuscita così vaporosa come avrebbe dovuto essere sono comunque buoni, hanno un sapore particolare, un misto di caramella mou e nocciola, sicuramente da riprovare, visto che portano anche fortuna!!!  


Ricetta per l'Abbecedario culinario mondiale  da unire alle altre raccolte per l'India da Cinzia di "Cindystarblog.blogspot.it".

Karanji, ancora un dolce per festeggiare il Diwali indiano

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Il Karanji,chiamato in altre regioni Gujiya e pirikiya , sembra sia originario del Maharashtra anche se è diffuso in tutta l'India ed è un dolce che viene preparato per le feste, in particolare per il Diwali.
Il suo ripieno tradizionalmente ha tra gli ingredienti il cocco essiccato, la frutta secca e il cardamomo, ma ce ne sono più versioni.
Oltre alla frutta secca ed il cardamomo può contenere:
- farina di ceci e cocco disidratato; 
- jaggery (uno zucchero lavorato dal liquido della canna da zucchero) con cocco disidratato e semi di sesamo tostati;
- latte di cocco, cocco disidratato e semi di papavero;
- anacardi e semi di melone;
- Koa sbriciolato (ricavato dal latte) e cocco disidratato.

Per le feste nelle case indiane ne preparano in gran quantità per offrirli a chiunque faccia visita a qualunque ora del giorno.



Ingredienti:

Per la pasta 

  • 125 gr di farina 00
  • 50 gr di semolino
  • 2 cucchiai di ghee o di olio
  • 125 gr di latte caldo o acqua calda
  • un pizzico di sale
Per il ripieno
  • 90 gr di cocco disidratato
  • 125 gr di zucchero a velo
  • 1 cucchiaio di semi di papavero (io li avevo solo neri)
  • 1 cucchiaio di semolino
  • semi tritati di 4 bacche di cardamomo
  • 9 mandole
  • 9 anacardi
  • 9 chicchi di uva passa
  • 1 pizzico di noce moscata
  • 1 cucchiaio di ghee o burro
Iniziamo a preparare la pasta.
In una ciotola mischiamo la farina ed il semolino, aggiungiamo il ghee e con le mani lo intridiamo per bene con le polveri.



Aggiungiamo poi pian piano il latte caldo e sempre con le mani amalgamiamo l'impasto fino a che non è ben liscio e compatto, lo copriamo con una ciotola e lasciamo riposare circa 1 ora.



Nel frattempo prepariamo il ripieno.
In una padella tostiamo prima i semi di papavero, poi il semolino e li mescoliamo in una ciotola con tutta la frutta secca tagliata a pezzetti, lo zucchero a velo, il cocco disidratato e le spezie.


Riprendiamo ora la pasta e divisa a metà ne ricaviamo due cilindri da cui taglieremo dei dischi di circa 2 cm di spessore e li ricopriamo con la ciotola.


Un disco per volta lo stendiamo sottile con il mattarello e possiamo usare, se lo abbiamo, un apposito attrezzo per chiuderli oppure farlo a mano.


In entrambe i casi poniamo un cucchiaio di ripieno nel centro, con un dito bagniamo il bordo della pasta e chiudiamo premendo bene i bordi e poi passando con i rebbi della forchetta. Se avete l'attrezzo questo sarà fatto automaticamente.







Disporre pochi pezzi per volta nell'olio caldo e profondo girandoli varie volte fino a che non sono dorati.



Scolarli su carta assorbente e servire.





Se disposti in un contenitore a chiusura ermetica questi, con il ripieno secco, possono durare anche 2 settimane.




Anche questa ricetta fa parte della raccolta dell'Abbecedario culinario mondiale che per l'India è ospitato da Cinzia di "Cindystarblog.blogspot.it".


Nankathai - i candidi biscotti senza uova aromatizzati al cardamomo (India)

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I dolci tipicamente indiani sono quasi tutti dolci fritti o che sono preparati direttamente sul fuoco, molto pochi prevedono la cottura in forno.
Le vere e proprie torte come anche i biscotti sono di chiara origine inglese, come pure la tradizione delle decorazioni splendide e complicatissime in royal icing.
Il nome di questi bianchi biscotti potrebbe derivare dalla parola persiana nan che significa pane e Cathai che è l'antico nome della Cina, sarebbe quindi il "pane della Cina", ma potrebbe anche derivare dal nome di un biscotto dell'Iran e dell'Afghanistan che si chiama  Kulcha-e-Khataye.
Nel XVI° secolo i proprietari olandesi di un panificio a Surat dove avevano come clienti la comunità olandese locale. Quando gli olandesi stavano per lasciare l'India i proprietari lasciarono la panetteria ad un loro dipendente, Mr Dotivala, il quale per vendere il pane che la panetteria produceva e che non rispondeva al gusto degli indiani, lo vendette duro ad un prezzo molto più basso. Fu un tale successo che continuò a tostare il pane che prese il nome di "Irani biscuit". Mr Dotivala creò poi i biscotti al burro "farmasu surti batasa" ed il "nankhatai"che potrebbe essere la reinterpretazione del locale "dal" o essersi ispirato a al "kathaye" di Iran ed Afghanistan.
Ultimamente i venditori ambulanti indiani di nankathai fanno fatica a sostenere la concorrenza dei grandi produttori di biscotti che vendono in tutto il mondo, ma volete mettere un biscotto artigianale?



Ingredienti: (per 12 biscotti)

  • 113 gr di burro a temperatura ambiente (1/2 cup)
  • 64 gr di zucchero a velo (1/2 cup)
  • 130 gr di farina 00  (1 cup)
  • 1/4 di cucchiaino di noce moscata grattugiata
  • 1/4 di cucchiaino di semi di cardamomo in polvere
  • 1/4 di cucchiaino di lievito per dolci
  • un pizzico di sale
  • 6 mandorle e 6 pistacchi per guarnire

Per prima cosa bisogna lavorare a pomata il burro con lo zucchero a velo fino a che non è spumoso.



Aggiungervi quindi le spezie e poi poca per volta la farina setacciata con il lievito ed il sale.
L'impasto, che risulterà morbido, viene quindi avvolto nella pellicola e fatto riposare 15-20 minuti.



Riprenderlo e lavorarlo un pò, quindi dividerlo in 12 pezzi.
Lavorare con le mani ogni pezzo a pallina in modo che sia liscio e compatto. Posizionare le 12 palline su una teglia foderata con carta da forno, schiacciarle appena e premere sopra ad ognuna una mandorla o un pistacchio.




Farli cuocere a 150° in forno già caldo per 25 minuti (con il mio forno li ho dovuti far stare 35 minuti), stando attenti che non coloriscano perché debbono rimane chiari.

Tolta la teglia dal forno farli riposare 5 minuti prima di passarli su una gratella per farli raffreddare completamente. 



Gustatelo tra un sorso e l'altro di garam garam masala chai, un buon tè caldo speziato, si scioglierà letteralmente in bocca e renderà meno triste un pomeriggio piovoso o freddo!!  ^-^


Ricetta indiana che si unisce alle altre raccolte per l'Abbecedario culinario mondiale da Cinzia di "Cindystarblog.blogspot.it".

Coconut ladoo e Rava coconut ladoo - i dolcini delle feste (India)

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Questi dolcetti a forma di palline sono molto popolari in India e la parola ladooladdu potrebbe avere origine dal sanscrito "ladduka" che significa piccola palla.
Sono preparati per feste ed eventi come nascite o matrimoni, ma sono usati anche come prasad, cioè come offerta di cibo da portare nei templi indù.

Possono essere confezionati con farina di ceci (besan ladoo), con semolino (rava ladoo),con cocco (coconut ladoo), con semolino e cocco insieme (coconut rava ladoo). In ogni caso contengono zucchero, cardamomo in polvere, ma poi nelle svariate ricette potrete trovare frutta secca, uvetta, ghee, latte fresco o condensato o in polvere.
Possono essere aggiunti pistilli di zafferano,jaggery grattugiato (zucchero lavorato ricavato dalla canna da zucchero) e coloranti.
In alcuni casi sono preparati a freddo, in altri invece gli ingredienti sono cotti almeno in parte.

Quelli contenenti latte non possono essere conservati per più di 2 giorni.

Non lasciatevi ingannare dalla facilità con cui un'abile mano indiana da una manciata di ingredienti ricava con pochi gesti queste perfette palline, come si vede nei vari video. Non è affatto facile, io con una mano sola non sono riuscita a compattarli, ho dovuto usare tutte e due le mani e bagnarle appena perché la pallina che andavo formando non si sgretolasse miseramente.

Ho voluto prepararne due tipi, al cocco ed al  semolino e cocco.

Coconut ladoo

Ingredienti: (per circa 30 palline)

  • 4 cups di latte
  • 3 cups di cocco disidratato
  • 1 cup di zucchero
  • un pizzico di polvere di cardamomo
  • una grattugiata di scorza di arancia (aggiunta da me)
Togliere 3 cucchiai di cocco disidratato dal resto e lasciarlo da parte.
In una pesante padella antiaderente mettere latte, zucchero, cardamomo ed il restante cocco disidratato.


Dopo 5 minuti a fuoco alto, abbassare la fiamma e far cuocere fino a che il latte non si è completamente assorbito (non meno di 30 minuti).


Quando si è freddato quanto basta per maneggiarlo, formare con questo composto delle palline che rotolerete nel cocco disidratato che avevamo lasciato da parte e guarniremo a piacere con una mandorla, un anacardio o un chicco di uva passa.





Riporre in frigorifero dove si compatteranno.




Rava coconut ladoo

Ingredienti: (per circa 8 - 10 palline)
  • 1 cup di semolino
  • 3/4 di cup di cocco disidratato
  • 3/4 di cup di zucchero
  • 2 cucchiai e 1/2 di ghee
  • 15 anacardi
  • 15 - 20 chicchi d'uvetta (ma potete anche usare datteri spezzettati o albicocche secche essiccate secondo i gusti)
  • 10 mandorle
  • un pizzico di cardamomo in polvere
  • 1/4 di tazza di latte
  • un cucchiaino di semi di papavero tostati (aggiunti da me)
Con mezzo cucchiaio di ghee far tostare appena il semolino in una pesante padella antiaderente. Il gusto del semolino tostato è particolare, bisogna solo fare attenzione a non farlo colorire troppo altrimenti prende un sapore amaro.



In un'altra padellina far sciogliere il restante ghee ed aggiungerci la frutta secca spezzettata grossolanamente e l'uvetta che faremo appena saltare. Ops, di questo passaggio ho dimenticato di fare la foto.

Mescolare il  semolino tostato e la frutta secca saltata in padella dove aggiungiamo lo zucchero, il cocco disidratato, il cardamomo in polvere ed il latte.


Amalgamare bene e formare le palline.



Far riposare in frigorifero per compattarle.


Ricette indiane che si uniscono alle altre raccolte da Cinzia di "Cindystarblog.blogspot.it" per l'Abbecedario culinario mondiale.
A presto!!  ^-^

Chocolate Sandesh - tartufi al cacao con chenna (India)

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I Sandesh sono tipici dolci del Bengala e questi chocolate sandesh in particolare ricordano i tartufi al cioccolato.

Esistono vari tipi di sandesh oltre a questi al cioccolato:
- kaju sandesh con anacardi;
- pista sandesh con pistacchi;
- date sandesh con datteri;
- bhapa sanseh al vapore;
- ice cream sandesh gelato.

Per la preparazione di questi sandesh è indispensabile il chennaappena fatto che si ricava facendo coagulare il latte.
Potrete prepararlo in casa utilizzando da 1/2 litro fino a 2 litri di latte, secondo quando ve ne occorrerà per realizzare la vostra ricetta.

COME RICAVARE IL CHENNA 

Ingredienti : (per ottenere circa 300 - 350 gr di chenna)

  • 1 lt di latte intero di mucca
  • 2 cucchiai di succo di limone o 2 cucchiai di aceto o 3 cucchiai di yogurt
Portare a bollore il latte, aggiungerci il succo di limone o l'aceto o lo yogurt e nel giro di 2 minuti si dovrebbe coagulare separandosi dal siero. Tenete a portata di mano altro succo di limone se non dovesse bastare.




A questo punto scolare il latte cagliato in un colino con un panno di cotone, sciacquarlo sotto l'acqua per eliminare il sapore acidulo di limone o aceto, quindi strizzarlo bene nel panno e metterci sopra per 6-7 minuti un peso che faccia uscir fuori tutto il siero.




Il chenna è pronto e possiamo proseguire nella ricetta del chocolate sandesh.



Ingredienti per circa 18 CHOCOLATE SANDESH:
  • 300 - 350 gr di chenna ricavato da 1 litro di latte
  • 1 cucchiaio di cacao amaro in polvere
  • 4 - 5 cucchiai di zucchero (regolatevi secondo i gusti)
Per guarnire:
  • della ganache al cioccolato ricavata con 3 cucchiai di gocce di cioccolato semi-dolce e 2 cucchiai di crema di latte (io ho usato della Nutella)
  • 2 cucchiai di pistacchi tritati grossolanamente
Per prima cosa porre il chenna sul piano di lavoro e con il polso lavorarlo fino a farlo diventare una crema. Aggiungerci zucchero e cacao e continuare ad amalgamare il tutto lavorandolo con il polso.




Una volta ben lavorato ed amalgamato metterlo in una padellina antiaderente su fiamma bassa e lavorarlo fino a che non diventa morbido e lucido, ci vorranno circa 6-7 minuti.



Mettere il composto in una ciotola e farlo freddare.


Dividerlo in 18 palline che lavorerete bene girandole tra i palmi delle mani.
Ricavate con l'indice un incavo su ogni pallina e riempitela di Nutella, quindi poneteci sopra i pistacchi triturati.


Potete mangiarli subito o riporli in frigorifero, avendo cura di tirarli fuori perché si ammorbidiscano prima di servirli.

Volendo potete guarnirli anche con mandorle spellate, anacardi, uva passa o gocce di cioccolato.

Mi hanno fatto ricordare le merende che mi preparava mia madre da bambina con ricotta, zucchero e cacao.  




Ricetta per l'Abbecedario culinario mondiale che per l'India sono raccolte da Cinzia di "Cindystarblog.blogspot.it".


Samosa alle verdure - il cibo di strada in India

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Con l'Abbecedario culinario mondiale stiamo ancora scoprendo le tradizioni della cucina in India.

Se siete un viaggiatore curioso e volete visitare il più grande ristorante indiano basta aggirarsi tra le strade delle metropoli, ma anche nei villaggi più sperduti, per imbattervi in una marea di piccoli negozi o carrettini o angoli di marciapiedi dove i venditori di street food preparano al momento le loro specialità. 
Come si trova davanti dei turisti ognuno di loro sfoggia le proprie abilità manuali trasformando la preparazione dei piatti in un piccolo show di cui gli avventori diventano sbalorditi spettatori. 
Certo quasi tutti non rispettano le più elementari norme igieniche, cosa che da noi farebbe rabbrividire: cucinare accovacciati in terra a piedi nudi, fogli di giornale che servono per far scolare le fritture, cibi da cuocere e cibi già cotti che restano scoperti alla mercè di mosche, polvere e smog, acqua con cui vengono lavate le verdure e preparati i piatti di cui non si conosce la provenienza.
Se gli indiani possono tranquillamente gustare questi piatti, per noi che non abbiamo l'organismo abituato a questa mancanza di misure igieniche avvicinarci allo street food vuol dire correre dei rischi.
Anche seguendo il principio, che vale anche in Italia, secondo cui dove ci sono più clienti il cibo è migliore e mangiare secondo gli orari dei pasti degli indiani per essere sicuri di mangiare piatti appena preparati non ci mette certo al riparo da eventuali rischi.
Il bnanewala  che con una pressa a motore estrae dalle canne da zucchero il succo dissetante, il chaiwala che prepara e vende tè bollito con latte, zucchero ed una profumatissima miscela di spezie, ogni venditore cercherà di attirare la vostra attenzione e se anche non avrete il coraggio di assaggiare una delle loro preparazioni vi rimarrà nella memoria come gli irresistibili profumi ed i colori delle spezie che usano in abbondanza.

Venditore di chai masala nelle vie di Calcutta  (foto da wikipedia di Arne Hückelheim)
Uno dei cibi di strada indiani più amati sono i samosa, dei fagottini fritti dorati e croccanti ripieni di verdure o di carne particolarmente speziate. 
Questa volta ho voluto provare i samosa alle verdure, ma prima di passare alla ricetta voglio mostrarvi ancora qualche immagine dei posti stupendi che ho  visitato tanto tanto tempo fa!!

ANCORA QUALCHE IMMAGINE DEI LUOGHI VISITATI NEL MIO VIAGGIO IN INDIA!!

Mahabalipuram
Complesso monumentale dei Pancha Tathas a Mahabalipuram ( Costa di Coromandel nella baia del Bengala) dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO. Sono 5 monumenti monolitici ricavati ciascuno da un blocco di granito (foto wikipedia di Ssriram mt).
Thiruvananthapuram (Trivandrum) capitale del Kerala

Tempio Sri Padmanabhaswamy (foto da wikipedia di Rainer Haessner)
Donne del Kerala che lavorano la fibra di cocco (foto da wikipedia di  Karsten)


Mumbai (Bombay) ed Isola di Elephanta
Vedute di Mumbai tra cui the Gate of India (foto da wikipedia di Jovianeye)
Ingresso delle Grotte dell'isola di Elephanta (foto da wikipedia di Vaikoovery)
Alcune delle sculture nell'interno delle Grotte di Elephanta (foto da wikipedia di Ricardo Martins)
E dopo aver rivisto alcuni dei luoghi stupendi che visitai veniamo alla ricetta dei samosa alle verdure.


Ingredienti per 12 SAMOSA ALLE VERDURE

Per la pasta:

  • 170 gr di farina
  • 4 cucchiai d'olio evo
  • 1 dl scarso di acqua
  • un pizzico di sale
Per il ripieno:
  • 3 patate di media grandezza
  • 100 gr di piselli (anche surgelati)
  • 1 zucchina media
  • 1 carota
  • 1 cipolla media
  • 1 spicchio d'aglio
  • 1 cucchiaio di semi di coriandolo in polvere
  • 1 cucchiaino di garam masala (mix di spezie con coriandolo ed il 10% del suo peso per ciascuna delle seguenti spezie: cannella, chiodi di garofano, cardamomo verde, cumino e noce moscata)
  • un pizzico di peperoncino rosso
  • 2 cucchiai di succo di limone (io ho usato la scorza grattugiata)
Cominciamo a preparare la pasta unendo alla farina ed al sale l'olio, intridiamo bene la farina e quindi aggiungiamo l'acqua.



Lavoriamo fino ad ottenere un composto liscio e compatto che avvolgiamo nella pellicola e facciamo riposare in frigorifero almeno 1 ora.


Mentre la pasta riposa cominciamo a preparare il ripieno.
Tagliamo a cubetti le patate, la carota e la zucchina e facciamo scottare in acqua bollente salata insieme ai piselli.


In una padella con poco olio evo facciamo diventare trasparente la cipolla affettata sottilmente e l'aglio ridotto in crema, vi aggiungiamo tutte le verdure scottate, le spezie, saliamo e facciamo insaporire con il succo di limone. Facciamo quindi freddare il tutto.




Riprendiamo l'impasto e lo lavoriamo per 1 minuto sul piano di lavoro. 


Ne ricaviamo 12 palline che passiamo nella farina ed una per una la stendiamo molto sottile con il mattarello.


Vi poniamo nel centro 1 cucchiaio di verdure, chiudiamo a mezza luna sigillando bene il bordo che poi piegheremo chiudendolo con dei pizzichi. 






E' una chiusura che ho visto su un video indiano diversa dalle solite e che con abilità fanno chiudendo contemporaneamente con la mano sinistra il lato sinistro e con la mano destra il lato destro della mezza luna.



Facciamo friggere in olio caldo fino a che non sono gonfi e dorati, facciamo scolare su carta assorbente e serviamo accompagnati da chatni o dipping sauce a base di yogurt. 

   
Sono deliziosi, leggeri e croccanti, la quantità di spezie potrete deciderla secondo i vostri gusti e secondo la vostra capacità di sopportare il piccante.

Anche questa ricetta va a far parte delle altre raccolte da Cinzia di "Cindystarblog.blogspot.it".

Jalebi - frittelle color oro per le feste indiane

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Un ultimo contributo per l'Abbecedario culinario mondiale che ancora per qualche giorno è in India e le cui ricette sono raccolte da Cinzia di "Cindystarblog.blogspot.it".

Tra le tante bancarelle che vendono cibo di strada in India i jalebis sicuramente spiccano per il loro color oro e per la rapidità con cui vengono fritti in enormi pentoloni pieni d'olio.
Sono delle leggerissime frittelle a forma di spirale rese lucide da uno sciroppo di zucchero chiamato sheera o chaashni in cui vengono immerse.
Sono molto diffusi non solo in India ma anche nel resto del subcontinente indiano, in diversi paesi del Medio Oriente ed in diversi paesi del Nord Africa.

Venditore ambulante di jalebi in India (foto da wikipedia di Gangulybiswarup)

Non fatevi ingannare dalla semplicità degli ingredienti e dalla strabiliante capacità dei venditori che creano delle forme simili a fiori o spirali con merletti, è indispensabile che la pastella abbia la giusta consistenza e l'olio sia alla giusta temperatura per riuscire a creare dei jalebis magari non splendidi esteticamente ma almeno buoni.
Ricette se ne trovano diverse, alcune prevedono nella pastella anche yogurt ed una piccola quantità di farina di ceci, stavolta ho provato questa.



Ingredienti:
Per la pastella
  • 300 gr di farina 00
  • 20 gr di farina di riso (o maizena)
  • 1 cucchiaino di zucchero
  • 1/2 cucchiaino di lievito per dolci (oppure 30 ml di yogurt naturale)
  • 1/2 cucchiaino di olio di semi
  • alcune gocce di colorante alimentare giallo o arancione
  • 200 ml di acqua tiepida

Per lo sciroppo
  • 200 gr di zucchero
  • 200 ml di acqua
  • 2 cucchiaini di succo di limone
  • 1/2 cucchiaino di semi di cardamomo in polvere (io ho usato i semi senza schiacciarli) 
Iniziamo a preparare la pastella mescolando prima tutte le polveri, aggiungendo quindi l'olio, il colorante e per ultima l'acqua utilizzando una frusta perché non si formino grumi.
Copriamo con della pellicola la ciotola e lasciamo riposare in luogo tiepido (ad esempio nel forno con la luce accesa) per almeno 1/2 ora.



Prepariamo quindi lo sciroppo ponendo in una casseruola dal fondo spesso l'acqua, lo zucchero, il cardamomo ed il succo di limone ed a fiamma media far sciogliere lo zucchero. Abbassare quindi la fiamma giusto per far bollire in modo leggero per almeno 15 minuti affinchè lo sciroppo si addensi.

 
In una padella piuttosto profonda versiamo l'olio e portiamo a temperatura. Se la temperatura è giusta quando versiamo una goccia di pastella questa risale subito a galla senza toccare il fondo della padella.
Riprendiamo quindi la pastella, la mescoliamo molto bene e con una sac à poche dotata di beccuccio piuttosto piccolo o una siringa disegniamo nell'olio delle spirali, poche per volta affinché possiate girarle comodamente.



Man mano che le spirali saranno dorate le passiamo per qualche minuto nello sciroppo di zucchero che continueremo a tenere sulla fiamma al minimo.


Possiamo mangiare i jalebis sia caldi che freddi e sono ottimi per accompagnare il masala chai, il tè speziato indiano.
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