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Pyragas “Draugystė” - la torta dell'amicizia per salutare la Lituania

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Ancora pochi giorni per pubblicare ricette della Lituania che Angela di "mestolando" sta raccogliendo per l'Abbecedario culinario europeo.


Come ogni volta che sono partita  alla scoperta dei piatti tipici di un paese insieme alla comitiva dell'Abbecedario culinario europeo, quando si è prossimi allo scadere delle 3 settimane per realizzarli ho una lunga lista di ricette interessanti che vorrei provare.
Il tempo è tiranno e quindi debbo sceglierne una tra le tante, ma il nome di questo dolce mi ispira simpatia.
Non sono riuscita a trovare il motivo per cui sia chiamato "torta dell'Amicizia", di certo è una ricetta molto diffusa in Lituania ed anche piuttosto antica.
Io ho seguito le dosi di questa ricetta ma  vi consiglio di raddoppiarle, è troppo buona per limitarsi ad un solo quadrotto.



Ingredienti: (per una teglia da 20 x 15 cm)

Per l'impasto

  • 370 gr di farina
  • 160 gr di burro
  • 130 gr di zucchero
  • 30 gr di uovo (circa la metà di un uovo grande)
  • 1/2 cucchiaino di lievito per dolci
  • 50 gr di acqua 
  • un pizzico di sale
Per il ripieno
  • 10 gr di farina
  • 25 gr di zucchero
  • 250 gr di ricotta
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 1 uovo
  • 100 gr di confettura di mirtilli
Per lucidare la torta
  • l'altra metà dell'uovo utilizzato per l'impasto
Per prima cosa ho iniziato a preparare l'impasto.
In una ciotola ho lavorato con la punta delle dita il burro a temperatura ambiente con la farina mescolata al lievito ed allo zucchero, al centro di questo impasto granuloso ho versato l'acqua, il mezzo uovo battuto con la forchetta ed il sale.
Ho finito di impastare sul piano di lavoro, ho avvolto l'impasto nella pellicola e fatto riposare in frigorifero almeno mezz'ora.


Trascorsa la mezz'ora ho preso metà dell'impasto (lasciando l'altra metà ancora in frigorifero), lo stesa con il mattarello sul piano infarinato e ci ho rivestito il fondo della teglia coperta con carta da forno. Ho bucherellato la pasta con i rebbi della forchetta e fatto cuocere in forno preriscaldato a 200° per 8 minuti. 
Ho lasciato quindi che si raffreddasse.


Quando la base era ormai fredda l'ho coperta con la confettura.


Ho quindi preparato il ripieno lavorando insieme la ricotta con lo zucchero, la farina, la vaniglia ed il tuorlo. Quando era ben amalgamato il tutto ho aggiunto, girando delicatamente dal basso verso l'alto, l'albume montato a neve fermissima.




Ho quindi versato la crema di ricotta sopra alla confettura.



Con l'altra metà d'impasto steso con il mattarello ho ricoperto il tutto.
Ho spennellato la superficie con la metà d'uovo avanzato dall'impasto e con i rebbi della forchetta ho disegnato una griglia sulla superficie.




Questa volta ho rimesso in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti ed ho fatto dorare qualche minuto con il grill.



Una volta raffreddata l'ho tagliata a quadrotti.




Potrete sostituire la confettura di mirtilli con quella di lamponi o di frutti di bosco misti, oppure con 2 grosse mele grattugiate unite a 50 gr zucchero di canna, 1 cucchiaino di cannella ed 1 cucchiaio di amido di mais.

Vi assicuro che questa torta dell'Amicizia è veramente deliziosa,
da condividere con amici o per farne di nuovi!! 


Skruzdėlynas, un dolce particolare per il Natale lituano

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Prima di lasciare la Lituania con il gruppo di amici conosciuti grazie all'Abbecedario culinario europeo ho voluto realizzare questo dolce simpatico (ed anche un pò familiare....) che in Lituania si usa fare per il Natale ed aggiungerlo alle ricette raccolte da Angela di "mestolando".




In questo paese baltico, che è stato l'ultimo paese europeo a convertirsi al cristianesimo nel 1387, sono ancora vive tradizioni di origine pagana, come quella di non sparecchiare la tavola dopo la cena della vigilia di Natale. Si tolgono solo i coltelli ma si lasciano le pietanze per gli spiriti dei parenti defunti e appena finita la cena si debbono fare 3 giri intorno al tavolo prima di posare il cucchiaio.
Per il Natale le portate debbono essere 12, come il numero degli apostoli (per i cristiani) o come i mesi dell'anno.

Questo dolce è lo "Skruzdėlynas" che significa "formicaio" per la sua forma che appunto ricorda quello che emerge in superficie di un formicaio.
Sostanzialmente è formato da paste fritte che ricordano i nostri dolci carnevaleschi chiamati frappe o chiacchiere, ma sono uniti tra di loro con uno sciroppo a base di miele e zucchero come noi usiamo negli struffoli. Anziché decorare il tutto con i confettini colorati come in Campania, si usano semi di papavero, noci, uva passa o cioccolato grattugiato. 

Con 2 uova si ottiene un "formicaio" piccolo, con 4 uno medio, con 6 uno grande.

Ingredienti: (per un "Skruzdėlynas" piccolo)

Per la pasta

  • 2 uova
  • 250 gr di farina
  • 3 cucchiai di panna acida (basta aggiungere alcune gocce di limone alla panna)
  • 1 cucchiaio di zucchero vanigliato
  • un pizzico di sale
Per lo sciroppo
  • 2 cucchiai colmi di miele
  • 2 cucchiai di zucchero
  • 1 cucchiaio di burro
  • 2 cucchiai d'acqua
Cioccolato fondente grattugiato per decorare (io invece ho usato 2 cucchiai di Nutella sciolta a bagnomaria)

Ho iniziato preparando l'impasto come per la pasta fatta in casa lavorandolo a lungo perché risultasse leggero durante la cottura.




Ho quindi steso un pò d'impasto(coprendo con una ciotola il restante), con il mattarello l'ho tirato il più sottile possibile. Quindi con la rotella ho tagliato varie strisce e triangoli di varie dimensioni.



Ho quindi fritto (in olio caldo ma a fiamma bassa) poche strisce di pasta per volta perché saranno necessari pochi secondi per farle gonfiare e cuocere.



Le ho quindi fatte asciugare su carta assorbente anche se non assorbono affatto l'olio. Bisogna friggere tutte le strisce di pasta per poter assemblare il dolce poi si iniziano a posizionare a raggiera le varie strisce sul piatto da portata cominciando da quelle più grandi e lunghe.



Man mano che ho posizionato le strisce vi fatto colare sopra lo sciroppo che avevo preparato facendo fondere in un pentolino a fuoco dolce l'acqua con il burro, lo zucchero ed il miele.


Ho proseguito così fino a posizionare tutte le strisce di pasta dalle più grandi e lunghe alle più piccole formando una specie di cono.
Ho poi sciolto a bagnomaria 2 cucchiai colmi di Nutella e l'ho fatta gocciolare sopra al "formicaio".



E' proprio delizioso questo "formicaio", le paste sono leggerissime, anche troppo, vanno giù che è un piacere!!!

Qui a Roma in alcuni locali servono quelle che si chiamano "pizze fritte" (una sorta di frappe ma non dolci) cosparse di Nutella o cioccolata bianca................è proprio vero, tutto il mondo è paese!!

Wafels di Bruxelles

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Da ieri con tutto il gruppo dell'Abbecedario culinario europeo a passo di cha cha (capirete perché visitando il post di Martissima) siamo arrivati in Belgio, accompagnati da Martissima attraverso i posti più suggestivi di Bruxelles, ospiti del suo blog "mangiare è un pò come viaggiare".



Dopo un anno e 3 mesi siamo giunti alla quartultima tappa di questo lungo viaggio che ci ha portati attraverso i vari stati della Comunità Europea, un appuntamento che ci ha visti alla ricerca spesso difficile dei piatti tipici dei vari paesi.
Ma quante ricette abbiamo realizzato?? Tantissime ed ancora non abbiamo finito!!!
Tornando alla tappa delle prossime 3 settimane parlare del Belgio e non conoscere i wafelsè come non conoscere il famoso ed arguto investigatore baffuto Hercule Poirot, protagonista di tantissimi gialli di Agatha Christie.
A chi avesse avuto l'ardire di considerarlo francese con orgoglio puntualizzava di essere belga!!

Da quando si trovano in commercio le cialdiere per wafels per uso domestico, molto economiche rispetto a quelle professionali, queste cialde caratteristiche del Belgio sono entrate a far parte delle nostre consuetudini.
Ne esistono altre varianti tipiche anche in Francia, Germania,
Scandinavia e Paesi Bassi
Sembra che le origini di questa cialda siano da ricercarsi nell'antica Grecia dove erano chiamate ὀβελίας obelías.
Nel Medioevo venivano preparate le gaufres che in francese antico significa "nido d'ape" e sembra venissero mangiate accompagnate da miele o formaggio.
In Olanda prendono il nome di wafel dal XV secolo e si diffondono in Germania dal XVII secolo con il nome di waffel.
I Padri Pellegrini che soggiornarono in Olanda, prima di partire alla volta delle colonie d'America, conobbero questa cialda e come prepararla con il ferro apposito (poffer). Una volta oltre oceano portarono anche la ricetta del wafel che poi in America si sarebbe diffuso come waffle.

In Belgio sono il dolce tradizionale del giorno di San Martino (11 novembre) ma si mangiano tutto l'anno.

Vi sono due tipi di wafels belgi:
- quelli di Liegi con un impasto più consistente e con zucchero perlato che non si scioglie durante la cottura  
- quelli di Bruxelles più leggeri e con un impasto più liquido.

Nei siti belgi affermano che la cialda più buona sia quella di Liegi che normalmente si mangia in purezza, mentre quella di Bruxelles, meno gustosa, deve avvalersi dell'accompagnamento di zucchero a velo o panna o cioccolata o frutta per essere accattivante.
Alcuni dicono che le chiare debbono essere montate a neve, altri che si deve utilizzare il lievito di birra, altri quello chimico, altri ancora invece acqua minerale gassata o birra.

Io ho scelto una ricetta, se si tratti di quella giusta potrà dirmelo solo un belga, io per il momento mi gusto la cialda e quando potrò farmi un viaggio in Belgio farò il paragone, magari comprandola in uno dei tanti furgoni ambulanti che le cucinano per la strada.

Ingredienti per wafels di Bruxelles:

  • 300 gr di farina
  • 1/2 lt di latte
  • 75 gr di zucchero a velo
  • 100 gr di burro fuso
  • 2 uova intere
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • un pizzico di sale
In una ciotola ho mescolato la farina setacciata con il lievito, ho fatto un cratere al centro e vi ho aggiunto burro fuso ormai freddo, il sale, lo zucchero  a velo e le uova intere.


Mescolando con la frusta ho aggiunto a filo il latte a temperatura ambiente ed ho ottenuto una pastella vellutata che ho messo a riposare in frigorifero per un'ora.



Trascorso il riposo in frigorifero ho passato del burro con della carta assorbente sulle piastre della cialdiera elettrica ed ho fatto cuocere il wafel secondo le istruzioni della casa.

Questa è la mia cialdiera elettrica, non ha la forma classica a quadrato ma sembra che ormai si sbizzarriscano con le forme più strane.


Normalmente bastano pochi minuti perché siano pronte.



Questi wafels non sono molto dolci probabilmente per la mancanza dello zucchero perlato che invece arricchisce quelli di Liegi, ma aggiungendo un ciuffo di panna montata e una fragola o qualche spennellata di Nutella o una cucchiaiata di confettura di mirtilli più una spolverata di zucchero a velo e diventano irresistibili !!!


  
Buon appetito!! ^-^

Dentelles di Bruges - i merletti dolci del Belgio

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La ricetta di questi biscotti l'ho scovata per caso.
Cercando immagini dei famosi merletti belgi sotto la voce "dentelle" ho trovato anche queste cialde particolari che si chiamano "dentelles di Bruges", appunto"merletti di Bruges". 

Fin dalle prime immagini che ho visto sul web questa città mi ha affascinato.
Saranno i canali, chiamati "Reien",  che attraversano un centro storico medievale perfettamente conservato avendo resistito indenne a guerre e grandi incendi e che con la neve si trasforma in un villaggio incantato, saranno le vecchie case che già richiamano l'architettura tipica di Olanda e Germania ed i monumenti in stile gotico, ma Bruges è veramente un gioiello e dal 2000 è patrimonio mondiale tutelato dall'UNESCO.  
Bruges è situata nell'estremo nord-ovest del paese,  è la capitale della provincia delle Fiandre occidentali nella Regione Fiamminga del Belgio.
Il Belfort, la torre civica risalente al XIII secolo con carillon formato da 47 campane (foto da wikipedia di Tbc)
Scorcio del Markt (foto da wikipedia di Redlands597198)
Scorcio del Markt - piazza del mercato (foto da wikipedia di Michielverbeek)
Mulino ad est di Bruges  (foto da wikipedia di ZiYouXunLu)

Vista del canale da Rozenhoedkaai ( foto da wikipedia di Jean-Christophe BENOIST)
Il ponte Bonifacius (foto da wikipedia di Jean-Pol GRANDMONT)
Vista del  canale Groenerei  ( foto da wikipedia di Jean-Christophe BENOIST)
Tetti delle case del centro storico (foto da wikipedia  di  MJJR)

Come in tutte le Fiandre anche a Bruges il ricamo con la bobina (la dentelle de Bruges) è una tradizione che risale alla metà del XVI° secolo; mani esperte creano da fili che si incrociano dei disegni impalpabili, anche se sono sempre più rari e giustamente costosi rispetto a quelli realizzati a macchina.

Preziosi pizzi antichi di Bruges (foto da wikipedia di Carolus)

Pochissimi ingredienti per realizzare queste cialde leggerissime come merletti che nella versione olandese si chiamano "Kletskoppen".: zucchero, burro, farina e per chi piace della cannella, eppure il primo tentativo è stato disastroso.
Del merletto le mie cialde non avevano proprio nulla, ho quindi cercato altre ricette (cosa non facile, ho dovuto consultare anche quelle olandesi per confrontarle) ed ho scoperto che usavano la metà della farina rispetto alle quantità di zucchero e burro.
Secondo tentativo dunque, anche perché potevo arrendermi davanti a tre miseri ingredienti più una spezia?? Mai!!! ;-)
Nelle due ricette belghe usano lo zucchero di canna, mentre in Olanda (dove si chiamano "klestkoppen") il normale zucchero semolato ma arricchiscono l'impasto di farina di mandorle o frutta secca tritata.
Ma veniamo alla ricetta di una semplicità disarmante (che però non esime da disastri clamorosi) !!


Ingredienti:

  • 200 gr di burro morbido
  • 200 gr di zucchero di canna
  • 100 gr di farina
  • 1/2 cucchiaino di cannella in polvere
  • 15 ml di acqua

Accendere il forno a 180°.

Mescolare in una ciotola tutti gli ingredienti con una forchetta e posizionare l'impasto a cucchiaini molto distanziati tra di loro su una placca rivestita di carta da forno, dovrebbero entrarcene circa 9 cucchiaini, in fase di cottura si allargheranno molto.




Cuocere a 180° in forno già caldo per circa 8 minuti, fino a quando si scioglieranno ed inizieranno a formare piccole bolle.




Una volta cotte farle freddare sulla teglia e staccarle delicatamente con una spatola.
Ecco perchè si chiama "dentelle", non sembra un pizzo?
Prima che siano completamente fredde potete anche avvolgerle intorno al manico di un cucchiaio di legno. 



Sono ottime accompagnate da un gelato e della frutta fresca o da una crema, sarà gradevole il contrasto tra il morbido del gelato, della crema e la frutta ed il croccante della cialda.

Ho guardato attentamente le foto sul web ed anche le altre dentelles risultano oleose come le mie, ma la prossima volta voglio provare a diminuire il burro di poco meno della metà, vedremo come verranno!!

NOTA: Ho scoperto perché debbono essere lucide. Sapete "klestkoppen" in olandese cosa vuol dire??? "Testa lucida di una persona calva" ^-^ ............. e quindi che lucide siano.

P.S. Se volete dare una forma precisa alle cialde basta mettere una formina di metallo per biscotti intorno ad ogni mucchietto d'impasto, otterrete delle cialde graziose, specialmente quelle a cuore. 



Anche questa ricetta si unisce alle altre raccolte da Martissima di "mangiare è un pò come viaggiare" che ospita la tappa belga dell'Abbecedario culinario europeo.

La Brazadela bolognese della Spisni per Pasqua

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Le ricette della Spisni sanno sempre di casa, di tradizione, di buono.
Questo dolce, chiamato anche "ciambella dura", che ha realizzato a "La prova del cuoco"è tipico del suo territorio,  l'Emilia- Romagna (senza voler innescare discussioni campanilistiche), quando i dolci erano un lusso destinato alle occasioni speciali ed alle feste religiose.
La sua storia è antica, sembra risalga al 1250, ed il nome Brazadela deriva dal fatto che veniva servita nelle osterie infilata nel braccio destro, mentre con il sinistro si versava il vino.
Già perché doveva essere "tocciata" nel vino, magari un buon lambrusco, ma veniva anche regalata dal padrino o dalla madrina ai bambini che facevano la Cresima. Venivano preparate 7 o 8 ciambelle di grandezza decrescente, si impilavano e si legavano con un nastro.
Con la glassatura che ha proposto la Spisni diventa un dolce di Pasqua, come ha affermato la straordinaria "maestra", ed io così la ripropongo, con l'unica aggiunta di gocce di cioccolato nell'impasto.

Ingredienti:

  • 350 gr di farina
  • 100 gr di zucchero
  • 1 bicchiere di latte
  • 60 gr di burro
  • 1 uovo intero
  • 10 gr di lievito per dolci
  • la scorza grattugiata di un limone
Per la glassatura
  • 1 albume d'uovo
  • 75 gr di mandorle tritate finemente (che io non avevo)
  • 130 gr di zucchero semolato
Per guarnire
  • mandorle intere
  • granella di zucchero
Sostanzialmente si lavora come una frolla, cercando di non usare troppo le mani ma impastando con un tarocco.

Si lascia sciogliere nel latte caldo il burro e si fa poi freddare il tutto.
In una ciotola si versa la farina, al centro l'uovo, lo zucchero, la scorza grattugiata del limone, il lievito e per ultimo il latte con il burro sciolto.
Si amalgama rapidamente e poi sul tavolo infarinato si lavora il minimo perché tutto sia omogeneo.
Si allarga l'impasto ad uno spessore di 1,5 cm, vi si spargono le gocce di cioccolato o volendo della confettura a piacere, si arrotola l'impasto e si dispone a ciambella in uno stampo ben imburrato ed infarinato.



Si cosparge la superficie con la glassatura ottenuta semplicemente amalgamando l'albume con lo zucchero e la farina di mandorle.


Si versano sopra la granella di zucchero e le mandorle intere e via nel forno già caldo a 160° per circa 50 minuti.


Io, passati i 50 minuti, ho fatto dorare la brazadela pochi minuti sotto il grill.


Ha il sapore delle cose buone e semplici che si facevano in casa con amore.


Per la Pasqua o per una sana colazione o da "tocciare" nel vino a merenda sarà perfetta!!!

Wiener Schlosserbuben mit vanillesauce - le frittelle di prugne con salsa di vaniglia

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Anche questo post riguarda una dolce vecchia delizia viennese che letteralmente significa "apprendisti fabbri", ma non chiedetemi il perchè di questo nome.
Si tratta di un dessert caldo, esattamente delle frittelle con le prugne che possono essere ripiene di mandorle, come nella mia ricetta, o anche di marzapane.

Prima di passare agli ingredienti volevo dirvi che il quantitativo di pastella è eccessivo, almeno il doppio di quello che realmente serve per realizzare le frittelle, a me ne è avanzata la metà quindi vi consiglio di dimezzare le dosi.

Ingredienti:   (per 24 wiener schlosserbuben)

  • 24 prugne secche denocciolate
  • 500 ml di vino rosso
  • 1 stecca di cannella
  • 2 chiodi di garofano
  • 48 mandorle spellate
  • 2 cucchiai di fecola di patate
Per la pastella    (potete tranquillamente dimezzare le dosi)
  • 250 ml di vino bianco
  • 250 gr di farina
  • 3 uova
  • 2 cucchiai di burro fuso o olio di semi di girasole
  • 1 cucchiaio di zucchero vanigliato
  • un pizzico di sale
Per decorare 
  • zucchero a velo
  • cannella o cioccolato grattugiato
Per la salsa alla vaniglia
  • 1/2 lt di latte
  • 3 tuorli
  • 3 cucchiai di zucchero
  • semi di vaniglia
In un tegame portare a bollore il vino rosso con la cannella ed i semi di garofano, immergerci le prugne, togliere dal fuoco e lasciarcele raffreddare.


Nel frattempo preparare in una ciotola la pastella con la farina mista allo zucchero vanigliato ed il sale, unire il vino e mescolare bene, quindi i rossi incorporandoli e per ultimi gli albumi montati a neve mescolando dal basso verso l'alto. 
Lasciare riposare a temperatura ambiente per 1 ora.



Prepariamo la salsa di vaniglia con i tuorli ben amalgamati con lo zucchero e i semi di vaniglia, a cui avremo aggiunto del latte e messo tutto sul fuoco a fiamma bassa giriamo fino a che la salsa non vela il cucchiaio.



Riprendiamo le prugne ormai fredde, le asciughiamo con della carta assorbente ed al posto del nocciolo in ognuna mettiamo due mandorle spellate.


Le chiudiamo bene e le passiamo nella fecola, in modo che poi la pastella aderisca meglio.


Portiamo alla giusta temperatura dell'olio di semi di arachide in un pentolino alto e profondo e vi immergiamo poche prugne per volta dopo averle fatte ben rotolare nella pastella.




Quando sono dorate le facciamo scolare su carta assorbente e le serviamo tiepide cosparse di zucchero a velo e cannella in polvere o cioccolata grattugiata su un piattino dove avremo versato a specchio la salsa alla vaniglia.



Questa ricetta va ad aggiungersi alle altre raccolte da Rosa Maria di "Torte e dintorni" per l'Abbecedario culinario europeo che sta facendo tappa in Austria.


A me sono piaciute molto, l'aspro della prugna si sposa divinamente con la dolcezza della salsa alla vaniglia.

Alla prossima, ciao ciao!!



Torta fiamminga alle mele con crema Bourdaloue

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Siamo ancora in Belgio con la carovana  dell'Abbecedario culinario europeo.


Questo dolce che è tipico delle Fiandre è una semplice torta di mele, l'ennesima torta di mele penserete, ma ogni ricetta con questo frutto riesce ad avere un gusto particolare.
Questa è veramente molto veloce da fare ed è arricchita da una crema Bourdaloue che la rende particolare. Per crema Bordaloue s'intende una crema a base di mandorle tritate.

Ingredienti:
  • 6 cucchiai di farina
  • 4 cucchiai di zucchero
  • 2 uova intere
  • 12 cl di latte
  • 8 cl di olio di semi di girasole
  • 1 cucchiaino da caffè di lievito per dolci
  • 6 mele
Per la crema Bourdaloue
  • 1 uovo
  • 3 cucchiai di zucchero di canna
  • 3 cucchiai di mandorle tritate
  • 60 gr di burro a temperatura ambiente
  • qualche cucchiaio di Calvados o grappa
  • qualche goccia di aroma di mandorle amare
Non vi ho fotografato tutte le varie fasi della preparazione perché è veramente semplice.


Per prima cosa montare a lungo con le fruste le uova con lo zucchero, aggiungere quindi sempre con le fruste tutti gli altri ingredienti fino ad avere un composto liscio e ben gonfio.
Versarlo in una teglia foderata di carta da forno e disporvi le fette di mela.


Far cuocere in forno preriscaldato a 200° per 20 minuti, quindi versarvi sopra la crema Bourdaloue ottenuta mescolando con le fruste elettriche tutti gli ingredienti e far cuocere nuovamente per 15 minuti ma questa volta a 180°.


Qualche minuto sotto il grill per far colorire la superficie e la  torta è pronta.


Vista la consistenza morbida ho preferito tagliarla a quadrotti e vi assicuro che è talmente buona che se ne mangerebbe un quadrotto dietro l'altro.


Anche questa ricetta si unisce alle altre raccolte per il Belgio da
Martissima di "mangiare è un po' come viaggiare".

La torta per il Battesimo di Lorenzo

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Non so voi, ma creare una torta per le persone alle quali tengo mi riempie di gioia come se facessero a me un regalo.
Venerdì scorso è stato battezzato il bimbo di Martina, una carissima amica di università di mia figlia. Una ragazza con la quale mia figlia in 4 anni ha stretto un bellissimo rapporto d'amicizia che è rimasto tale anche dopo la laurea e nonostante la distanza, visto che si è trasferita in provincia di Milano ormai da quasi 4 anni dove già viveva il compagno.
Quando ad ottobre è nato Lorenzo le abbiamo spedito una torta pannolini e 2 mesi fa Martina mi ha mandato un messaggio nel quale mi chiedeva una torta per l'occasione.


La torta pannolini per la nascita di Lorenzo.
Quale modo migliore per manifestare l'affetto che abbiamo nei loro confronti?
Unico problema il colore delle decorazioni, nulla doveva ricordare il bianco-celeste della Lazio, il papà romanista non lo avrebbe tollerato!!
Cosa non facile abbinare una gamma di colori per un maschietto senza il celeste, ma dopo averci pensato un po' su ho iniziato a creare le scarpe stile All Star di una tonalità di rosso non troppo acceso e poi tutte le altre decorazioni le ho fatte in colori che ci si potessero  abbinare.


Questo è il modello che ho utilizzato per ricavare le varie parti delle baby Converse.
Dopo aver ritagliato dalla pasta di zucchero le varie parti del modello ho realizzato gli occhielli sulla tomaia incollando semplicemente delle palline di pasta di zucchero di un colore contrastante e con un punteruolo ho praticato un foro al centro di ogni pallina. Ho poi incollato alla suola con la colla edibile le varie parti della tomaia .

Dopo aver incollato anche il bordo bianco tutto intorno alla tomaia ho realizzato gli ultimi particolari, compresi i lacci e lasciato asciugare il tutto una notte con  dei sostegni interni. 

Questa volta niente torta a piani, far affrontare un viaggio di 50 km ad una torta per 50 persone su più piani non mi faceva stare tranquilla e quindi abbiamo optato per una torta ad un solo piano sormontata solo da un libro, anch'esso di torta.
Un'alternativa al pan di spagna di 9 uova per la base ed una di 3 uova per il libro, bagna con latte e maraschino, farcitura con uno strato di crema diplomatica (pasticcera + panna montata) e gocce di cioccolato, l'altro strato con crema simil Ferrero Rocher (panna montata, Nutella, wafers alla nocciola e nocciole tritate).
Ganache al cioccolato bianco per coprire il libro e panna montata per coprire la base, 3 dosi di pasta di zucchero per rivestire il tutto più una dose per le decorazioni.
Un gigante che però ha affrontato bene il viaggio e che pur avendo trascorso una notte nel frigorifero del ristorante ha retto magnificamente.






Che soddisfazione vedere la felicità di Martina e Francesco ed il loro abbraccio che è stato più eloquente di mille parole.
Auguro loro che quel libro abbia pagine piene di esperienze meravigliose vissute con il loro Lorenzo!! 


I coccoretti belgi o Rochers à la noix de coco - dolcetti al cocco per utilizzare gli albumi

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In questo periodo di crisi che stiamo attraversando non si fa che parlare di ricette che riutilizzano ciò che altrimenti andrebbe sprecato, ma chi come me è nato poco prima del famoso boom economico degli anni sessanta ha imparato dalla mamma che in cucina non si buttava via nulla.
Il pane secco serviva per fare il pangrattato che allora di certo non si comprava, la frutta più matura veniva consumata subito nella  macedonia, il lesso con cui si era fatto il brodo di carne veniva utilizzato per fare polpette o per preparare un umido (che a Roma ad esempio si chiama picchiapò, con pomodoro, cipolle, peperoncino e vino bianco), la pasta avanzata si ripassava in padella o con l'aggiunta di uova diventava una frittata di pasta, praticamente nulla di ciò che poteva essere riciclato sotto nuova veste veniva gettato.
Cresciuta quindi con questa concezione del "non si spreca il cibo" quando ho iniziato a fare dolci in cui si utilizzavano solo i tuorli d'uovo ho sempre cercato modi per eliminare gli albumi che avanzavano ed uno di questi era fare dei dolcetti a base di cocco che cominciavano a trovarsi in commercio.
Di mia iniziativa unii semplicemente albumi, zucchero e cocco disidratato ed il risultato mi piacque da subito, anche più dei dolcetti confezionati.
Ora, cercando di scovare ricette dolci del Belgio per l'Abbecedario culinario europeo, mi imbatto in alcuni dolcetti che come nome non mi dicono nulla, ma appena ne vedo le immagini mi domando "Ma io li  faccio da una vita e non sapevo che fossero della tradizione belga!?"
Sembra che nelle varie fiere che si tengono in alcune nostre città ci siano dei banchi di pasticceri belgi che li preparano al momento e sono conosciuti come "coccoretti", anche se in Belgio sono "les rochers à la noix de coco"( le "rocce alla noce di cocco").
Possono essere semplici o immersi parzialmente nel cioccolato fuso che sicuramente li rende ancora più goduriosi e normalmente hanno la dimensione di una semisfera di circa 4 cm di diametro.
L'unica differenza nella preparazione tra i coccoretti ed i miei dolcetti al cocco sta nel fatto che nella ricetta belga gli albumi sono montati a neve ferma, mentre io li univo semplicemente allo zucchero ed al cocco disidratato.
Ho visionato diverse ricette tra siti belgi ed italiani, alla fine ho optato per questa ricetta italiana che era più vicina per dosi a quella che io ad occhio ho sempre realizzato.
All'interno dovranno rimanere morbidi, mi raccomando!
Non vi mostro tutti i vari passaggi perché sono veramente elementari.

Ingredienti: (per circa 19 coccoretti da 5 cm di diametro)
  • 300 gr di cocco disidratato
  • 200 gr di zucchero
  • 200 gr di albumi
  • un pizzico di sale
Montiamo a neve ben ferma gli albumi con il sale, poi vi aggiungiamo lo zucchero sempre montando con le fruste.
Ottenuta una meringa piuttosto morbida vi incorporiamo con una spatola dal basso verso l'alto il cocco disidratato.
Lasciamo riposare il composto qualche ora affinché il cocco si reidrati.



Con il dosatore da gelato prendiamo il composto, lo livelliamo con la spatola ed adagiamo le semisfere su una placca rivestita di carta da forno.



Lasciamo riposare un'ora circa i coccoretti a temperatura ambiente poi li facciamo cuocere in forno a 170° per 20-25 minuti.
 
Farli raffreddare e quindi decorarli a piacere con della cioccolata come ho fatto io, sono una frivolezza dolce molto gradita per accompagnare una tazza di caffè.
 
 
 
 
Anche questa ricetta si unisce alle altre del Belgio raccolte da Martissima di "mangiare è un po' come viaggiare".

Les gozettes aux pommes - fagottini belgi alle mele

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Ancora per qualche giorno siamo in Belgio con l'Abbecedario culinario europeo e le ricette sono raccolte da Martissima di "mangiare è un po' come viaggiare".


 
Con questa ricetta giungiamo nella provincia di Liegi.
Liegi, chiamata la "città ardente" si trova nel nord-est del Belgio, nella valle del fiume Mosa in Vallonia. E' la città natale dell'imperatore Carlo Magno e dello scrittore Georges Simenon, autore delle inchieste del commissario Maigret. 
 
Vista di Liegi (footo Wikipedia di A.Savin)
 
Le Marché de la Batte - il mercato domenicale di Liegi sul lungofiume della Mosa (foto Wikipedia di Maksim)
La scalinata della Montagne de Bueren, simbolo di Liegi e una volta simbolo della giustizia del Principato Vescovile (foto Wikipedia di Maksim)

Uno dei simboli di Liegi è la scalinata della Montagne de Bueren, che ricorda Vincenzo de Bueren, a capo della difesa di Liegi contro il duca di Borgogna, Carlo il Temerario.
E' formata da 374 gradini ed ha una pendenza media del 28%.

Quando si parla di "gozette aux pommes" non bisogna confonderla con le "chausson aux pommes".
La gozette è una prelibatezza  tipica  della provincia di Liegi e delle Ardenne belghe che a differenza dello chausson non è fatta con pasta sfoglia ma con pasta brisée. La gozette deve essere chiusa a mano con un bordo mentre le chausson è solo sigillato ed inoltre la gozette deve essere spolverizzata di zucchero a velo.
Sembra che mentre si mangia una gozette debba scolare il succo della frutta della farcitura lungo le dita perché la frutta deve rimanere succosa.


La gozette può essere farcita con mele, pere, albicocche, ciliegie, rabarbaro ed ogni abitante di Liegi deve avere un ricordo di gioventù legato ad una gozette.

Ingredienti:       (per 6 gozettes)

Per la pasta brisée sucrée
  • 400 gr di farina
  • 200 gr di burro
  • 50 gr di zucchero
  • 10 cl di acqua
  • un pizzico di sale
Per il ripieno
  • 8 belle mele leggermente acidule
  • 100 gr di uva passa
  • 100 gr di zucchero di canna
  • 1 cucchiaino di cannella in polvere
  • 10 cl di acqua
Per prima cosa bisogna preparare la pasta brisée sucrée che a differenza della normale pasta brisée contiene anche una certa quantità di zucchero.
Versare sul piano di lavoro la farina ed amalgamarvi il burro a pezzetti con la punta delle dita fino a formare tante briciole.


 Dopo aver formato una fontana con le briciole ottenute versare al centro lo zucchero, il pizzico di sale e l'acqua, lavorando il tutto fino ad ottenere un impasto omogeneo che verrà poi avvolto nella pellicola e messo in frigorifero fino al momento di utilizzarlo.



 Nel frattempo cominciamo a preparare il ripieno.
Si mette a bagno in acqua tiepida l'uva passa mentre si sbucciano le mele e si tagliano a tocchettini.
Mettiamo le mele in una casseruola insieme all'uva passa rinvenuta nell'acqua, allo zucchero di canna, alla cannella ed all'acqua.


Facciamo cuocere una decina di minuti facendo in modo che le mele rimangano ancora croccanti e lasciamo raffreddare.
 
Ora dividiamo la pasta brisée in sei parti uguali. Ognuna la allarghiamo con il mattarello ed al centro vi poniamo due cucchiai di ripieno.



 Richiudiamo tutto il bordo della  gozette saldando i due lembi ed anziché ripiegarlo semplicemente ho preferito chiuderlo come i "kibinai" lituani, una chiusura perfetta che non si apre durante la cottura. La superficie si può anche lucidare con del tuorlo mescolato ad un goccio di latte ma io l'ho lasciata al naturale.



 Le poniamo su una teglia rivestita di carta da forno e facciamo cuocere a 175° per 30 minuti.
 
Una volta fredde si spolverizzano di zucchero a velo.



Io nel ripieno ho utilizzato lo zucchero di canna, ma nella ricetta originale bisognerebbe utilizzare la "cassonade" che qui in Italia non si trova.
In Belgio la cassonade è ottenuta dalla cristallizzazione di diversi sciroppi ed è ricavata dalla barbabietola da zucchero. Ha una consistenza sabbiosa, umida ed ha un gusto particolare.
Sicuramente darà un tocco particolare alla gozette, ma vi assicuro che anche con lo zucchero di canna è una squisitezza da preparare... e non solo per i bambini!!!
 

Wiener Nougatkrapfen - le bombe del Carnevale austriaco alla crema di nocciole

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In Austria il periodo del Carnevale è caratterizzato da molte feste popolari.
Ogni 5 anni a Telfs, vicino Innsbruck, si svolge uno dei Carnevali più belli del Tirolo, lo Schleicherlaufen.
Sfilano uomini con maschere di legno ricoperti di licheni, i Wilden (selvaggi), altri con maschere dall'aspetto giovanile e cappelli ornati di fiori, gli Schleicher, orsi......maschere che ricordano quelle di alcuni Carnevali italiani.
Altrettanto stupende sono le manifestazioni carnascialesche di Villach in Carinzia, Nassereith, Axams e Imst.
Mi dispiace non aver potuto mettere nessuna fotografia di queste maschere fantastiche, ma dove sono state pubblicate non è possibile scaricarle, andate a vederle direttamente sui siti che parlano del carnevale austriaco, ne vale la pena.

Durante la mia infanzia non c'è stato un Carnevale senza i krapfen di zia Lina (la zia viennese) ed appena sono stata in grado di pasticciare da sola ho proseguito io la tradizione.
Allora però il metodo che usava mia zia (e che chiaramente usavo anch'io) nel farli era quello di tagliare dei quadrati, mettere nel mezzo di ciascuno un cucchiaino di confettura di albicocche e chiudere a mò di fagottino le quattro punte del quadrato. Il fagottino si capovolgeva per farlo ancora lievitare e si introduceva nell'olio caldo con la giuntura subito a contatto con l'olio perché si sigillasse immediatamente senza rischiare di farlo aprire.

Il Krapfen viennese più tradizionale è quello con la confettura di albicocche, Fashingskrapfen, come lo faceva zia, ma ne esistono varie tipologie:

Fashingskrapfen   - farcito con confettura di albicocche
Nougatkrapfen     - farcito con crema di nocciole (Nutella)
Vanillekrapfen    - farcito con crema pasticcera alla vaniglia
Apfelkrapfen      - con pezzetti di mela nell'impasto
Bavernkrapfen     - semplici, senza farcitura

Un'altra cosa che ho appurato è che per fare la crema alla vaniglia non usano come noi le uova, ma preparato per budino alla vaniglia, a voi quindi la scelta.

Ci sono due modi di formare i krapfen:
- ausgestochene krapfen se tagliati con un coppapasta o un 
bicchiere come quelli che ho fatto io. 
Risulteranno vuoti all'interno quindi sono particolarmente adatti ad essere farciti con una sac à poche oppure sovrapponendone due con al centro un cucchiaino di farcitura e coppati nuovamente con un cutter per sigillare i bordi.
geschliffene krapfen se si formano delle palline lavorandole     con i palmi delle mani sul piano di lavoro e poi vengono         leggermente schiacciate. Risulteranno pieni all'interno, quindi   sono più indicati per mangiarli senza farcitura.


Ingredienti:      

  • 80 gr di burro
  • 2 uova intere
  • 1 bustina di lievito di birra disidratato 
  • 500 gr di farina
  • 150 ml di latte tiepido
  • 60 gr di zucchero semolato
  • scorza grattugiata di 1/2 limone
  • 2 cucchiai di rum
Lavorare tutti gli ingredienti,tranne il burro con la planetaria per circa 10 minuti fino a che l'impasto non è compatto e liscio e si stacca completamente dalle pareti, a questo punto aggiungere anche il burro morbido e far lavorare fino a che non sarà completamente assorbito dall'impasto.





Coprire l'impasto e lasciar riposare in luogo caldo per circa 
2-3 ore.


A questo punto riprendere l'impasto, schiacciarlo con le mani leggermente su un piano infarinato, stenderlo quindi con il mattarello ad uno spessore di circa 1 centimetro.




Con un bicchiere ricavare i krapfen, posarli su un canovaccio infarinato e copriteli per farli lievitare ancora 20 minuti.




HO LETTO, DOPO AVERLI FATTI, CHE SAREBBE MEGLIO LASCIARLI LIEVITARE IN UNA TEGLIA SOPRA ALLA CARTA DA FORNO E CON LA PELLICOLA CHE CHIUDE LA TEGLIA SENZA TOCCARE I KRAPFEN, PROBABILMENTE PERCHE' COSI' SI EVITA CHE I KRAPFEN SI ASCIUGHINO LEGGERMENTE.
LA PROSSIMA VOLTA PROVERO' QUESTO SISTEMA.

Gli avanzi ammassarli insieme, formare una pallina, lasciarla riposare coperta con pellicola per 10 minuti e procedere nuovamente a stenderla per ricavare ulteriori krapfen, fino ad esaurimento dell'impasto.

Preparare un tegame dove l'olio sia profondo e portatelo a temperatura sul fuoco. Saprete che la temperatura è giusta quando immergendo uno stuzzicadenti questo svilupperà minuscole bollicine.
A quel punto abbassare la temperatura perché i krapfen debbono cuocere a temperatura moderata per potersi gonfiare.
Ci vorranno circa 3 minuti di cottura per lato.



Far scolare i krapfen su carta assorbente, quindi farcirli con una sac à poche munita di beccuccio stretto e lungo.



Io li ho farciti con della Nutella, ottenendo i Nougatkrapfen.

Per ultimo spolverarli abbondantemente con zucchero a velo.



Questo mio contributo alla raccolta di ricette austriache che fa capo al blog di Rosa Maria "Torte e dintorni"è la ricetta numero 100 per l'Abbecedario culinario europeo



Sono molto contenta di aver contribuito a questo viaggio nelle tradizioni culinarie europee con tante ricette.......ed il viaggio continua!!!!
Alla prossima !

Xirotigani (o xerotigana??)...........................e siamo in Grecia!!

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Eccomi a sostituire in corsa chi avrebbe dovuto raccogliere il testimone per la staffetta dell'Abbecedario culinario europeo che ci ha portati alla scoperta dei piatti tradizionali del vecchio continente.



Da oggi 5 maggio e fino al 25 maggio prossimo saremo in Grecia, culla della civiltà mediterranea e dopo tante mie ricette ospitate dai blog designati questa volta sarò io ad ospitarvi.
Avrei voluto prepararmi con un pochino più di calma per questo paese ricco di cultura e tradizioni, ma farò del mio meglio!!
La Grecia è un paese che mi affascina fin da quando ero bambina, i racconti dei miei cugini molto più grandi di me che ci andavano annualmente in vacanza me l'avevano fatta immaginare subito come un paese incantevole.
Mi raccontavano di soggiorni presso le case dei pescatori in basse case bianche affacciate sul mare, delle scorpacciate di pesce appena portato a riva dai pescatori.............ed è quello che poi ho ritrovato da più grande nelle immagini dei dépliants turistici dove lavoravo.
Non ho avuto la fortuna di andarci ma, come ho avuto modo già di dirvi, se uno dei miei figli visita un paese attraverso le sue foto, i suoi video ed i suoi racconti cerco di immaginarlo.
Naturalmente chiedo sempre loro di raccontarmi quello che hanno mangiato (come non farlo??) e se un piatto gli è piaciuto in modo particolare tento di rifarlo.
Queste sono alcune foto di mio figlio che è andato due estati fa insieme ad amici a Mykonos, una delle isole Cicladi.

 
 
Mykonos
 

I suoi famosi mulini a vento.

Gli stretti e candidi vicoli.

Uno scorcio di Mykonos dal mare.

A settembre ha trovato un posto non troppo affollato dove hanno potuto gustare la cucina tipica e godere le spiagge senza la calca.
Hanno potuto girare tranquillamente l'isola affittando degli scooters.

Parlare della Grecia dal punto di vista storico vorrebbe dire ripercorrere buona parte dei libri di storia dove abbiamo studiato questa civiltà che è stata un faro per le civiltà seguenti.
E' stata culla della civiltà occidentale e patria della democrazia, dell'arte in tutte le sue manifestazioni, della letteratura, dei Giochi Olimpici ed i meravigliosi siti archeologici sono un segno tangibile del suo prestigioso passato.

Geograficamente la Grecia  è costituita dalla parte più meridionale della penisola balcanica bagnata dal Mar Egeo e dal Mar Ionio, dalla penisola del Peloponneso che è separata dal resto del continente dall'istmo e dal Canale di Corinto, da 1.500 isole sparse nel Mar Egeo e nel Mar Ionio, da quelle del Dodecaneso, dalle Cicladi e dalle Ionie.
E' uno dei paesi più montuosi d'Europa,l'80% del suo territorio è costituito da montagne e colline, la vetta più alta è il Monte Olimpo (2.917 mt), considerato un tempo dimora degli dèi.
Grandi pianure si trovano solo in Tessaglia e nella MacedoniaCentrale dove è sviluppata l'agricoltura.
E' ricca di boschi di conifere, foreste di querce e platani e della macchia mediterranea.
Alcune specie marine in via di estinzione, come la tartaruga caretta caretta e la foche monaca trovano un habitat favorevole nei suoi mari, mentre le sue foreste offrono riparo all'orso bruno, la lince ed il capriolo.
Le sue coste con inverni miti e pochi piovosi ed estati calde sono un paradiso per molti turisti, mentre nell'interno e sui rilievi il clima è continentale con inverni freddi e nevosi e frequenti precipitazioni.
La sua capitale è Atene.

Il Monte Olimpo, la montagna più alta della Grecia (foto da Wikipedia di Magnus Manske).

Uno dei monasteri bizantini delle Meteore in Tessaglia (foto da Wikipedia di Takeaway)

Il Partenone dell'Acropoli di Atene (foto da Wikipedia di Brandmeister).




LA GRECIA A TAVOLA 

La cucina greca risente molto delle influenze italiana, balcanica e turca ma è un classico esempio di cucina mediterranea.
Tuttavia, a differenza delle nostre abitudini, non si usa il primo piatto. Il pasto inizia con una serie di antipasti, chiamati mezédes, segue un piatto principale che può essere di carne o pesce cucinati spesso alla griglia o  sulla piastra, oppure un'insalata arricchita dai prodotti dell'orto e con del formaggio, prevalentemente ricavato dal latte di pecora e capra. Vista la ricchezza di ulivi si fa un largo uso dell'ottimo olio di oliva.
Ottimi sono anche i dolci, spesso insaporiti con miele e spezie che richiamano la vicina Turchia.
Nei ristoranti, ma in particolare nelle taverne che ricordano le nostre di tempi ormai passati, si mangia del buon cibo abbondante in un ambiente familiare.
Nelle psistarie si mangiano piatti cucinati alla griglia, nelle psarotaverna invece si può gustare il pesce dell'Egeo, nelle ouzeria
invece il pasto è tutto a base di mezè (antipasti) accompagnato dall'ouzo (liquore simile al nostro mistrà che viene allungato con acqua).
A tavola in Grecia i tempi sono molto simili a quelli del nostro meridione. Si cena in genere dopo le 22 e trenta, ed i locali rimangono aperti fino a tardi. Anche per il pranzo l'orario si prolunga.


XIROTIGANI o meglio XEROTIGANA


Ora veniamo alla ricetta proposta dall'Abbecedario.
Si tratta degli Xirotigani, ma per quanto abbia cercato con questo nome c'era una sola ricetta con dosi non propriamente precise.
Ho cercato ancora con caparbietà ed ho trovato gli Xerotigana con tante ricette sia in greco che in inglese.
Che gli amici greci ci facciano sapere qual è il giusto sostantivo con cui chiamare queste prelibatezze.

Questi dolci fritti sono tipici del Natale di Creta, ma sono preparati anche in occasione di matrimoni o battesimi.
Sicuramente sono approdati anche in Puglia  dove sono diventati le famose "cartellate".

Ingredienti:


Per la sfoglia
  • 500 gr di farina di grano duro
  • 1 bicchierino di raki (acquavite aromatizzata con anice e menta, io ho utilizzato il liquore d'anice))
  • 3 cucchiai di succo di limone  (io ho utilizzato l'arancia)
  • 50 gr di olio
  • 100 gr di zucchero semolato
  • poco meno di 1/2 bicchiere di acqua tiepida
  • un pizzico di sale 
Per lo sciroppo
  • 3 parti di acqua
  • 3 parti di zucchero
  • 1 parte di miele
  • un pezzo di stecca di cannella
  • 2 cucchiaini di succo di limone
Per guarnire
  • cannella in polvere
  • semi di sesamo
  • noci tritate
Per prima cosa bisogna preparare la sfoglia.
Ho fatto scaldare l'olio con la scorza dell'arancia e fatto sciogliere lo zucchero nell'acqua messa sul fuoco.


Ho posto la farina nella planetaria con il gancio a foglia, ho aggiunto lo sciroppo di zucchero, l'olio caldo dopo aver tolto la buccia dell'arancia e tutti gli altri ingredienti.



Ho fatto lavorare l'impasto fino a che non si è staccato completamente dalle pareti della planetaria, a quel punto l'ho lavorata appena sul piano e avvolta nella pellicola per farla riposare almeno un'ora, ma anche più è meglio.







Passato il tempo di riposo ho tirato la sfoglia più sottile possibile con la nonna papera, ho ritagliato con la rotella dentellata delle strisce larghe 3 cm e lunghe circa 30 cm e le ho pizzicate come si usa per le cartellate.
Il loro sistema di arrotolarli con la forchetta non mi riusciva proprio, amici greci perdonatemi!!!!
Lavorate poca pasta per volta mentre la restante la lasciate avvolta con la pellicola perché non si secchi.
Mano a mano che ho preparato gli xirotigani perché non si seccassero e spezzassero li ho subito fritti nell'olio caldo , ma facendo in modo che restassero chiari.


Li ho poi fatti scolare sulla carta assorbente.

Lo sciroppo l'ho preparato facendo sciogliere a fiamma bassa lo zucchero ed il miele nell'acqua con la stecca di cannella ed ho aggiunto poi il succo di limone. Il tutto deve bollire 10 minuti.
Vi suggerisco di preparare un po' di sciroppo per volta, in modo da non farne avanzare, sarete sempre in tempo a prepararne altro se necessario.


Mentre ancora lo sciroppo è caldo vi ho immerso gli xirotigani per 1-2 minuti girandoli per bene, quindi li ho cosparsi con una spolverata di cannella in polvere, i semi di sesamo e le noci tritate.


Sono semplicemente deliziosi, degni degli dèi!!!  ;-)

Scusatemi se il post non è stato ricchissimo di informazioni, ma con un pomeriggio sinceramente sono riuscita solo a  realizzare la ricetta ed a documentarmi un po' di corsa!!
Ora non mi resta che attendere le vostre ricette, numerose mi raccomando. Possono essere anche ricette già pubblicate, basterà fare riferimento alla raccolta dell'Abbecedario, indicare il mio blog che per questa tappa vi ospita ed inserire il logo dell'Abbecedario culinario europeo.
Lasciate il link della vostra ricetta come commento a questo post.

Avete tempo fino alla mezzanotte del 25 maggio prossimo.
Vi aspetto  ^-^  ciao a tutti!!
 

Kolokithokeftedes, le polpette greche di zucchine con kefalotyri e salsa tzatziki

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Siamo giunti alle ultime tappe del nostro tour nelle cucine del vecchio continente  insieme all'Abbecedario culinario europeo, dal 5 maggio siamo approdati in Grecia e sono io ad ospitarla.
Se vorrete pubblicare delle vostre ricette greche dovrete farlo come commento a quest'altro mio post.


Questa volta anziché realizzare una ricetta dolce ho voluto provare un antipasto tipico, un mezedes come chiamano antipasto in greco.
Gli antipasti in Grecia sono molto saporiti e con l'occasione si beve molto, specialmente l'ouzo che è la bevanda nazionaledal gusto di anice servito con del ghiaccio o allungato con l'acqua (mi ricorda o' zammù di mio nonno Vincenzo, palermitano).

Le Kolokithokeftedes, nome difficilissimo da pronunciare,  sono delle polpette di zucchine che normalmente sono accompagnate dalla salsa Tzatziki e sono consumate appunto come antipasto.
 
 
Ingredienti:  ( per 6 persone )
 
Per le polpette
  • 500 gr di zucchine
  • 125 grkefalotyri grattugiato
  • 2uova
  • 1 cucchiaiomenta tritata
  • 1 cucchiaioprezzemolo tritato
  • 100 grfarina
  • sale e pepe q.b. 
Per la salsa tzatziki                
  • qualche fogliamenta
  • 1cetriolo
  • 2,5 dlyogurt greco
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 cucchiainoaceto di vino rosso
  • 1 cucchiaio di olio evo               
  • sale
  • pepe nero appena macinato
Oltre al nome impronunciabile di questa ricetta il primo problema è stato quello di sapere cosa fosse il kefalotyri ma ormai grazie al web quasi nessuna domanda rimane senza risposta.
Si tratta di un formaggio duro prodotto con latte di pecora e capra insieme, stagionato non meno di 3 mesi, dal sapore piccante ed un forte aroma.
Mentre la feta è ormai un formaggio greco comunemente presente sui nostri banchi del droghiere, il kefalotyri no, ma può essere tranquillamente sostituito con del nostrano pecorino, magari non troppo stagionato, che sembra gli assomigli molto.


Per prima cosa prepariamo la salsa tzatziki tritando l'aglio (io l'ho schiacciato con l'apposito attrezzo) e grattugiando grossolanamente il cetriolo, vi uniamo lo yogurt, l'aceto, l'olio, il sale ed il pepe appena macinato e lasciamo che si insaporisca il tutto.

Passiamo quindi a preparare le polpette grattugiando le zucchine grossolanamente. Si lasciano quindi scolare l'acqua di vegetazione attraverso un colino schiacciandole di tanto in tanto.


Una volta ben strizzate si pongono in una ciotola dove si uniscono le uova, il formaggio grattugiato, la menta ed il prezzemolo tritati, il sale ed il pepe ed infine la farina.






Si amalgama il tutto e se il composto dovesse risultare ancora troppo morbido si può aggiungere ancora un po' di farina.
Io, benché il composto fosse morbido, non l'ho aggiunta e l'ho versato nell'olio caldo a cucchiaiate dove vanno fritte.


Una volta ben dorate si lasciano scolare sulla carta assorbente.

Si servono su un piatto adagiandole su un tovagliolo di carta accompagnate dalla salsa tzatziki.
Sono deliziose, veramente sfiziose e veloci da realizzare.


Perdonatemi gli unici due scatti del piatto, ma quando mi sono accorta che la batteria era ormai scarica e temendo un assalto da parte dei miei alquanto affamati, mi sono precipitata a fotografare le prime polpette fritte, molto poco artistiche ma pazienza!!!  ^-^

A voi tutti ‘Kali Oreksi’ (buon appetito)!

 

Il PASTITSIO greco

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E' vero che in Grecia non si usa mangiare la pasta come intendiamo noi, cioè come primo, ma hanno un piatto che comunque non ce la farà mancare se ci trovassimo in vacanza da quelle parti.
Si tratta del "pastitsio" (il cui nome ci fa capire la chiara influenza della cucina italiana) che loro considerano piatto unico e che usano accompagnare semplicemente con una insalata choriatiki (feta, pomodori, cipolla e cetriolo).
Si tratta di un timballo in cui normalmente in Grecia vengono utilizzati i maccheroni(grossi spaghetti bucati che qui da noi non abbiamo) o semplicemente pasta bucata come tortiglioni, penne o ziti, con un ragù fatto con carne macinata, besciamella, feta e formaggio kefalotyri.
In mancanza di questi formaggi potete tranquillamente utilizzare della mozzarella al posto della feta e del parmigiano misto a pecorino per sostituire il kefalotyri.

Ingredienti:
  • 1 kg di pasta tipo ziti o tortiglioni o penne
  • 250 gr di feta o di mozzarella
  • kefalotyri grattugiato o parmigiano/pecorino grattugiato

Per il ragù
  • 1/2 kg di carne macinata di manzo
  • 500 gr di pomodori pelati
  • 1 cipolla tritata
  • una grattugiata di noce moscata
  • una punta di cannella in polvere
  • sale e pepe q.b.
Volendo potete anche arricchirlo con carote ed una spruzzata di vino bianco.

Per la besciamella
  • 2 uova intere
  • 50 gr di burro
  • 130 gr di farina
  • 8 dl di latte
  • una generosa grattugiata di kefalotyri o parmigiano
  • sale q.b.


Iniziamo a preparare il ragù facendo imbiondire la cipolla tritata a cui aggiungeremo la carne macinata fino a farla rosolare, aggiungiamo i pomodori passati, la noce moscata e la cannella ed aggiustiamo di sale e pepe, facendo cuocere il ragù per 30 minuti.


Prepariamo quindi la besciamella facendo sciogliere il burro, aggiungendo la farina ed appena si sono amalgamati aggiungendo il latte caldo facendo addensare il tutto e regoliamo di sale.
Fuori dal fuoco aggiungiamo le uova battute a parte ed il parmigiano grattugiato amalgamando tutto con la frusta.


 Ora cuociamo la pasta in acqua bollente salata secondo le indicazioni della casa ma tirandola via molto al dente.
La scoliamo e la condiamo con del burro e del parmigiano grattugiato.




 Versiamo la metà della pasta formando uno strato nella pirofila imburrata, lo arricchiamo con una generosa spolverata di parmigiano grattugiato e mozzarella sbriciolata, versiamo tutto il ragù livellandolo bene e sopra il secondo strato di pasta.





Ora è la volta della besciamella e sopra nuovamente parmigiano in abbondanza, mozzarella sbriciolata, poco pangrattato e qualche fiocchetto di burro.



Cuociamo in forno a 180° per 40 minuti, facendo passare per qualche minuto la pirofila sotto al grill.



Quando ho letto che c'era da aggiungere la cannella nel ragù sono rimasta un po' perplessa, ma vi assicuro che ci sta proprio bene.



Anche questa ricetta fa parte della raccolta dell'Abbecedario culinario europeo che per la Greciaospito io in quest'altro mio post.

Melomakarona - i biscotti greci per il Natale avvolti dallo sciroppo al miele

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Alla ricerca delle ricette dei paesi che abbiamo visitato con l'Abbecedario culinario europeo ho cercato ogni volta, tempo permettendo, di scoprire quali sono le tradizioni del posto, come vengono festeggiati il Natale e la Pasqua.

Questa volta sono approdata a questi biscotti, i "melomakarona", che sono tipici del Natale.

             IL NATALE IN GRECIA

In Grecia le tradizioni religiose ortodosse sono molto sentite e seguite ed il periodo di vacanze natalizi va dal 24 dicembre all'8 gennaio.
Quando si svegliano il 24 dicembre i bambini trovano ai piedi del loro letto una sacca ed un bastone che servirà loro per raccogliere frutta secca e dolcetti che gli verranno donati.
Andranno infatti di casa in casa cantando tipiche canzoni natalizie accompagnandosi con il triangolo (chiamato trigono) ed i tamburi ed in cambio riceveranno la frutta secca ed i dolcetti tipicamente natalizi.
In Grecia non si usa come da noi ricevere regali per il giorno di Natale, bensì il 1° gennaio dell'anno nuovo in cui si festeggia San Basilio, l'equivalente del nostro Babbo Natale che porta i doni.
Ed il primo giorno dell'anno si mangia la "vasilopita", un dolce all'interno del quale si nasconde una monetina. Chi la troverà nella propria fetta avrà un anno fortunato.
Non si usa nemmeno fare il tradizionale albero di Natale, si addobbano modellini in legno di barche a vela, a conferma del forte legame che i greci hanno con il mare.
Il 6 gennaio si festeggia il Battesimo di Gesù secondo le tradizioni ortodosse. Il sacerdote benedice e purifica l'acqua dei fiumi e del mare durante la celebrazione che si chiama "ta fota" gettando un crocefisso nell'acqua. I ragazzi più temerari, sfidando le acque fredde, si gettano per recuperarlo e chi ci riesce sarà benedetto dal sacerdote e da tutti i presenti.

Ingredienti per 45 melomakarona :

Per i biscotti
  • 1 bicchiere e 1/2 di olio di girasoli
  • 1 bicchiere di zucchero semolato
  • 3/4 di bicchiere di succo d'arancia
  • 1/4 di bicchiere di brandy
  • 3 bicchieri di farina 00
  • 1 bicchiere di semolino
  • poco meno di 1 cucchiaino da tè di bicarbonato
  • 1 cucchiaino da tè di lievito per dolci
  • poco meno di 1/2 cucchiaino di cannella in polvere
  • poco meno di 1/2 cucchiaino di chiodi di garofano ridotti in polvere
  • scorza grattugiata di 1 arancia
Per lo sciroppo
  • 2 bicchieri di acqua
  • 2 bicchieri di zucchero
  • 1 bicchiere di miele
  • un po' di succo di limone
  • un pezzetto di stecca di cannella
Noci tritate per guarnire ed eventualmente cannella in polvere.



Come unità di misura ho utilizzato un bicchiere tipo il bicchiere della Nutella.
Cominciamo con amalgamare tutti i liquidi insieme allo zucchero ed alla scorza di arancia.


In un'altra ciotola setacciamo la farina con il lievito ed il bicarbonato, ci aggiungiamo la cannella ed i chiodi di garofano e l'uniamo ai liquidi, mescolando con una frusta a mano.

Aggiungiamo per ultimo anche il semolino, formando un impasto omogeneo tipo frolla morbida. Se dovesse risultare troppo morbido possiamo aggiungere ancora un po' di farina.


Il tempo che rivestiamo le teglie con carta da forno ed accendiamo il forno a 180°, l'impasto si sarà assorbito bene tutti i liquidi e lo potremo lavorare con le mani formando delle palline a cui daremo la forma ovale.



Una volta sistemate distanziate tra di loro sulla carta da forno le schiacceremo con i rebbi della forchetta imprimendo un intreccio.



Li cuociamo a 180° per 25 minuti.

Una volta freddi li immergeremo per circa 7 secondi nello sciroppo ormai freddo che avremo preparato facendo sciogliere sul fuoco il miele e lo zucchero nell'acqua, profumandolo con cannella e succo di limone.



Una volta sistemati sul piatto da portata li guarniremo con noci tritate ( ma c'è chi usa i pistacchi o le mandorle tritati), per chi piace molto la cannella anche con una leggera spolverata di questa e qualcuno anche una grattugiata di scorza di arancia.



Avrete notato che in questa ricetta, presa da un sito greco, non ci sono uova ed alla farina è aggiunto anche il semolino; io ho voluto seguirla alla lettera e debbo riconoscere che è perfetta.



In quanto al modo di bagnarli con lo sciroppo, alcuni fanno seguire la procedura che ho seguito io, altri invece dicono di disporli sul piatto da portata e versarvi sopra lo sciroppo facendoli assorbire per 15 minuti.
Io penso che il sistema che ho seguito sia giusto, provate magari a farne restare uno a bagno nello sciroppo per qualche secondo in più senza che si sbricioli, perché penso che più sono impregnati di sciroppo e più sono irresistibili.

Sarà che amo i sapori speziati, ma vi assicuro che questi biscotti che si sciolgono in bocca sono fantastici.


 
Anche questa ricetta si aggiunge alle altre della Grecia raccolte in quest'altro mio post.

Koulourakia - i biscotti della Pasqua greca

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Questi biscotti sono legati alle tradizioni della Pasqua ortodossa che si festeggia in Grecia.


                                         LA PASQUA IN GRECIA          

E' una festa molto sentita, come da noi il Natale, ed è l'occasione per riunirsi anche con chi vive ormai lontano dalla propria patria.
Durante la Quaresima non si mangiano carne, latticini, pollame e pesce ed il primo lunedì di Quaresima si fanno volare gli aquiloni, facendo a gara a chi lo fa più bello e a chi lo fa volare più in alto.
La Domenica delle Palme viene benedetto l'alloro che poi ogni fedele porterà a casa come noi usiamo con i rami d'ulivo.
Ogni giorno della Settimana Santa ha una cerimonia particolare; la sera del venerdì santo Gesù in Croce viene adagiato su un baldacchino fiorito detto "epitaffio" che viene portato in Processione ed ogni chiesa fa a gara per farlo più bello.


L'Epitaffio nella processione del venerdì santo (foto da Wikipedia di MM)

La sera del sabato i fedeli si riuniscono davanti alla cattedrale ed aspettano in silenzio con i ceri che il sacerdote esca a mezzanotte con il cero venuto da Gerusalemme acceso con cui accenderà il cero vicino di un fedele ed in breve a catena tutti i ceri saranno accesi illuminando tutta la piazza.
Al grido di "Dio è risorto" ci si scambia il bacio della pace.
Ogni fedele porta il proprio cero acceso fino all'uscio di casa dove ci si fa il segno della croce.
Il giorno di Pasqua si fa un gran pranzo, iniziando con le uova tinte di rosso (simbolo di vita e rinascita) che si picchiano uno contro l'altro ripetendo "Cristo è risorto".

Le uova tinte di rosso per la  Pasqua nelle tradizioni cristiane di rito orientale (foto da Wikipedia di Tonyesopi)

Tutti partecipano alla cottura allo spiedo dell'agnello e questi biscotti sono tra i dolci tradizionali della festa.



Ingredienti:
  • 500 gr di farina 00
  • 250 gr di margarina a temperatura ambiente
  • 250 gr di zucchero semolato
  • 125 ml di spremuta di arance
  • 1 bustina di vanillina
  • 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci
  • 1 uovo
  • scorza grattugiata di un limone
La cosa importante per ottenere dei biscotti ottimi è lavorare molto l'impasto e se avete la planetaria sarà facilissimo.
Per prima cosa lavorare a pomata la margarina, io l'ho fatto con la planetaria usando la frusta a foglia, aggiungervi lo zucchero e farla diventare spumosa.
Aggiungere sempre nella planetaria l'uovo, il succo d'arancia in cui ho fatto sciogliere il bicarbonato, la vanillina e la scorza grattugiata di limone.
Per ultima aggiungere la farina con il lievito facendo lavorare ancora la planetaria fino ad avere un composto omogeneo.


Lasciar riposare l'impasto per 10 minuti, quindi dare le forme tipiche che usano in Grecia formando dei cordoni del diametro di un mignolo.


Potrete fare delle trecce a tre, a due, delle coroncine o girarli ad esse.
Disporli sulla teglia rivestita di carta da forno e spennellarli con del rosso d'uovo a cui è stato aggiunto un goccio di latte.
Qualcuno li cosparge anche di semi di sesamo.
Cuocerli a 180° per circa 25 minuti.




Anche questa ricetta si aggiunge alle altre dell'Abbecedario culinario europeo che per la Grecia ospito io in quest'altro mio post.

    Kalitsounia - le tortine di formaggio da Creta per salutare la Grecia

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    Cercando ricette da realizzare per l'Abbecedario culinario europeo mi sono imbattuta più di una volta in piatti o dolci che, anche se tipici di zone lontane, somigliavano straordinariamente a nostre specialità.
    Anche per questi dolcetti tradizionali della Pasqua in Grecia ed in particolare a Creta.
    Creta è la maggiore isola della Grecia e la quinta del Mediterraneo.

    Quando li ho visti ho subito pensato alle casadinas o pardulas (secondo la zona di cui sono tradizionali), dei dolcetti simili che avevo mangiato in Sardegna. Una rapida ricerca e non solo la forma ma anche gli ingredienti sono pressoché gli stessi.
    Ora  che ricette simili si possano trovare in paesi confinanti o che comunque sono divisi da un solo braccio di mare (come nel caso delle xerotigana e  delle cartellate pugliesi), con le colonie che si sono spostate dalla Grecia in Puglia è naturale, ma scoprire che alcune ricette sarde derivino addirittura all'epoca della Magna Grecia è straordinario (come indicato in questo articolo).
    Di ricette tra i vari siti greci ne ho trovate tante, alcune prevedevano un impasto ottenuto con l'aggiunta di uova, latte e lievito di birra o chimico simile ad una frolla, altre nel ripieno non mettevano lo zucchero, poi alla fine ho optato per una che ricorda moltissimo la ricetta delle casadinas, perfino il tocco finale a cottura ultimata può essere per entrambe una spennellata di miele.


    Ingredienti:

    Per la pasta
    • 400 gr di farina
    • 100 gr di strutto ( o olio di oliva)
    • 40 gr di zucchero
    • un pizzico di sale
    • acqua tiepida q.b.

    Per il ripieno
    • 500 gr di ricotta di pecora (loro usano il myzithra fatto con latte di capra)
    • 100 gr di zucchero
    • una grattugiata di scorza di arancia
    • vanillina q.b.
    • un po' di bianco d'uovo (o di tuorlo)
    • cannella q.b.

    Si inizia a preparare la pasta unendo tutti gli ingredienti e versando l'acqua tiepida poca per volta fino ad ottenere un impasto che non dovrà essere né troppo duro, né troppo morbido.
    E' importante lavorare l'impasto almeno 10 minuti, avvolgerlo poi nella pellicola e farlo riposare in frigorifero per almeno un'ora.




    Si passa quindi a preparare il ripieno. La ricotta dovrà essere ben scolata dal siero e per questo la sera prima si può porre su uno scolino avvolta in un canovaccio e con un peso sopra.
    Lasciare in frigorifero tutta la notte.

    Si lavora la ricotta con tutti gli altri ingredienti e se il ripieno dovesse risultare troppo morbido si può aggiungere un cucchiaio di farina.

    Si riprende l'impasto e si stende piuttosto sottile ricavando con una tazza dei tondi da 8 cm di diametro circa.


    Al centro di ogni tondo mettiamo un cucchiaino di ripieno.


    Si procede quindi a formare il cestino di pasta sollevandola delicatamente intorno al ripieno e pizzicandola come si vede nelle foto.








    Si dispongono le tortine su una teglia foderata di carta da forno e si fanno cuocere a 180° fino a doratura.
    Si lasciano freddare nel forno e poi si spolverizzano di zucchero a velo e cannella oppure con del miele.






    Anche questa ricetta fa parte delle altre raccolte per la Grecia in quest'altro mio post.

    La "Negarche keks" - la torta al cioccolato bulgara

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    Da lunedì scorso con la comitiva dell'Abbecedario culinario europeo abbiamo lasciato la Grecia, da me ospitata con piacere, e siamo giunti in Bulgaria accolti da Paola nel suo blog "Nastro di raso" per la penultima tappa del nostro tour attraverso le cucine europee.


    Quando penso alla Bulgaria la prima cosa che mi torna alla mente è il penetrante profumo dell'olio di rosa che un collega di lavoro mi portò in regalo tanti anni fa e di cui conservo i simpatici contenitori in legno intagliato.

                       LA VALLE DELLE ROSE                            

    La Valle delle rose, situata tra le catene montuose dei Balcani e degli Antibalcani nella parte centrale della Bulgaria, è famosa per la  coltivazione estensiva di rose, in particolare della "rosa damascena" considerata la regina delle rose nei colori bianco, rosa e rosso. 
    La coltivazione non avviene in serra ma all'aria aperta e la fioritura va da maggio a giugno.
    In questo periodo la valle è una distesa di colori e l'aria è intrisa del profumo delle rose che vengono raccolte ancora a mano dalle donne  come un tempo e che con ceste di vimini le portano nelle distillerie che si trovano per la maggior parte aKazanlak che è la principale città della regione.
    Qui si produce circa il 90% dell'olio di rose di tutto il mondo che viene utilizzato nella cosmesi, nella produzione di profumi ed in medicina.
    Per ottenere una goccia di olio essenziale sono necessarie ben 30 rose.


    Una rosa nel Museo delle rose di Kazanlak - Bulgaria (foto wikipedia di Dima-bilan)
    La ricetta che ho voluto realizzare è quella di un dolce di cui non sono note le origini ma che tutti i bulgari definiscono il "dolce della loro infanzia" e sembra che in ogni famiglia le mamme abbiano la propria ricetta arricchita a piacere con vaniglia o cannella.
    E' simile alla nostra "moretta" ma ricoperta da una squisita e lucida glassatura al cacao.



    NEGARCHE KEKS

    Ingredienti:

    Per la base

    • 2 uova intere
    • 300 gr di zucchero
    • 300 gr di farina
    • 200 ml di yogurt bianco
    • 100 ml di olio di semi
    • 3 cucchiai di cacao amaro
    • 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
    • un pizzico di sale
    Per la glassa
    • 3 cucchiai di acqua
    • 6 cucchiai di zucchero
    • 2 cucchiai di cacao amaro
    • 125 gr di burro


    Iniziamo a preparare la base montando con le fruste le uova con lo zucchero ed il pizzico di sale. 


    Aggiungere quindi il cacao, lo yogurt in cui avremo fatto sciogliere il bicarbonato e poi tutti gli altri ingredienti.



    Poniamo il composto in una teglia rettangolare imburrata ed infarinata e facciamo cuocere a 180° per 25 minuti.


    Lasciamo freddare completamente.

    Prepariamo ora la glassa facendo sciogliere tutti gli ingredienti in un tegame dal fondo spesso a fiamma bassissima e mescolando in continuazione fin quando non si ha un composto liscio ed omogeneo.


    La versiamo ancora calda sulla base e lasciamo raffreddare.

    Possiamo guarnire con delle mandorle a lamelle e tagliamo quindi a quadrotti per servirla.


    Non fatela asciugare troppo durante la cottura e se volete renderla ancora più guduriosa potete versare la glassa calda direttamente sui quadrotti già tagliati al momento di servirla.



    Kozunak - il dolce pasquale della tradizione bulgara

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    Questo dolce che ho voluto realizzare è il dolce tradizionale della Pasqua in Bulgaria, ma se ne trovano delle varianti anche in Romania ed Albania dove prende il nome di "cozonac".
    Ogni famiglia ha la propria ricetta che si tramanda di madre in figlia, mentre per il ripieno, che può variare secondo il paese in cui viene preparato, generalmente si utilizzano gli ingredienti a disposizione.
    In Romania, come mi ha ricordato Any di "La cucina di Any", il ripieno tradizionale del cozonac è fatto con noci tritate, cacao, zucchero e latte con cui si ottiene una crema.

    In Bulgaria la tradizione vuole che la mattina di Pasqua si consumi la colazione con tutta la famiglia. La donna più anziana serve il kozunak insieme a delle uova sode colorate.
    Ciascuno sceglie il proprio uovo e dopo aver detto una preghiera inizia la "battaglia delle uova". Ognuno con il proprio uovo deve picchiare leggermente sopra e sotto l'uovo che tiene in mano un altro partecipante, chi conserva l'uovo integro continua sfidando un altro uovo ed alla fine chi avrà conservato l'uovo perfettamente sano avrà un anno di salute.

    Normalmente cerco di realizzare le ricette seguendo in modo preciso quella originale ma questa volta ho voluto accontentare i miei figli ed ho farcito il kozunak con della semplice crema di nocciole ed ho utilizzato le mandorle come guarnizione.
    Qui di seguito invece vi riporterò la ricetta originale, tenendo conto che il ripieno comunque può essere variato a vostro piacere.

    Ingredienti:

    Per la pasta lievitata


    • 600 gr di farina (di cui metà manitoba e metà 00)
    • 3 uova intere
    • 125 ml di latte tiepido
    • 25 ml di olio di mais
    • 50 gr di margarina fusa e fatta intiepidire
    • 150 gr di zucchero
    • buccia grattugiata di una arancia
    • 1 bustina di lievito di birra disidratato da 7 gr
    • un pizzico di sale
    Per il ripieno
    • 200 gr di nocciole
    • 200 gr di mandorle
    • 200 di uvetta lasciata rinvenire nel succo dell'arancia
    • confettura a piacere (anche se la tradizione vuole quella di prugne
    La preparazione è molto semplice.
    Iniziamo versando nella planetaria le due farine miscelate con il lievito disidratato, al centro versiamo le uova leggermente battute insieme con lo zucchero, l'olio e la margarina fusa e tiepida, il latte tiepido, la buccia grattugiata dell'arancia ed un pizzico di sale.


    Far lavorare con il gancio della planetaria fino a che l'impasto non si stacca perfettamente dalle pareti della ciotola.


    Chiudere la ciotola con della pellicola e lasciare lievitare in luogo tiepido fino a che non raddoppia il volume dell'impasto.



    Riprendere l'impasto e stenderlo con il mattarello a circa 3 mm di spessore su una superficie ben oleata.

     
    Dividere l'impasto in 3 parti uguali e distribuirvi il ripieno.



    Io ho utilizzato della crema di nocciole, nella ricetta tradizionale invece spalmerete le 3 parti con la confettura che preferite, quindi aggiungerete le nocciole e le mandorle tritate grossolanamente e l'uvetta rinvenuta nel succo d'arancia.

    Avvolgere ogni parte formando un rotolo e con questi formare la treccia.



    Disporre la treccia in una tortiera con il foro al centro, ricoprire con la pellicola e lasciare nuovamente lievitare in luogo tiepido fino al raddoppio.


    Una volta lievitata, spennellare la treccia con tuorlo d'uovo misto ad un goccio di latte ed infornare a 175° per 45 minuti.



    Io sulla superficie spennellata con il tuorlo ho cosparso delle lamelle di mandorle, voi potete anche usare della granella di zucchero.



    Vi assicuro che è delizioso, leggero, dolce al punto giusto......e la prossima volta si replica con la farcitura tradizionale.



    Con questa ricetta bulgara per l'Abbecedario culinario europeo partecipo alla raccolta che fa Paola nel suo blog "Nastro di raso".

    La torta di mele "SOGNO" dalla Bulgaria

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    Siamo ancora in Bulgaria con l'Abbecedario culinario europeo e questa volta la scelta del piatto da realizzare è stata dettata dal fatto che avevo delle splendide mele biologiche che volevo utilizzare prima che perdessero la loro croccantezza.
    Così mi sono messa alla ricerca di una torta di mele tipicamente bulgara.
    La scelta non è stata facile, avevo due ricette che mi incuriosivano poi ho deciso per questa che aveva un nome che mi ispirava di più.
    Non sono riuscita a trovare notizie particolari su questa torta, ma il fatto che la Bulgaria sia il paradiso delle coltivazioni biologiche, tra le quali anche quella di frutta come mele, albicocche e prugne, sicuramente offre tanta buona frutta da utilizzare per preparare dolci e confetture.

    Ingredienti:

    Per l'impasto 

    • 200 gr di burro
    • 3 tuorli d'uovo
    • 400 gr di farina
    • 150 gr di zucchero
    • i semi di una bacca di vaniglia
    • 1 cucchiaino di lievito in polvere per dolci
    • la scorza grattugiata di un limone
    • un pizzico di sale
    • 2 cucchiai di panna acida o yogurt
    Per il ripieno
    • 6 mele
    • 3 albumi d'uovo
    • 100 gr di zucchero
    • cannella in polvere
    Per prima cosa prepariamo l'impasto. Mettendo a fontana la farina mista al lievito, lo zucchero, il sale, la scorza grattugiata del limone ed i semi di vaniglia al centro mettiamo il burro freddo tagliato a pezzettini e con la punta delle dita lo facciamo assorbire dagli altri ingredienti formando tante briciole.


    Poniamo nuovamente a fontana le briciole d'impasto ed al centro versiamo le uova e la panna acida amalgamandoli con il resto e formando un composto liscio.


    Prendiamo 1/3 di questo impasto, lo avvolgiamo nella pellicola e lo lasciamo 30 minuti nel freezer.

    Con il resto dell'impasto foderiamo una teglia di 24 cm di diametro rivestita di carta da forno e la mettiamo in frigorifero.


    Nel frattempo prepariamo il ripieno grattugiando le mele.
    Io le ho messe grattugiate e crude come indicato nella ricetta direttamente sopra la base con cui avevo foderato la teglia, ma durante la cottura perdono molto succo.
    Sarebbe preferibile saltare le mele grattugiate su una padella antiaderente fino a che non riassorbono tutto il loro succo.


    Una volta messe le mele le cospargiamo di cannella.

    Montiamo a neve fermissima gli albumi con lo zucchero e ci ricopriamo perfettamente le mele.


    A questo punto riprendiamo l'impasto che avevamo lasciato nel freezer e lo grattugiamo così congelato sopra gli albumi ricoprendo quindi tutta la torta. Non facciamo altro che formare uno streusel.


    Facciamo cuocere in forno preriscaldato per 40 minuti a 200° e una volta fredda cospargiamo la torta con abbondante zucchero a velo.


    E'veramente squisita con il croccante dello streusel, il soffice degli albumi montati con lo zucchero, il succoso ripieno di mele alla cannella che sprigiona un profumo delizioso. 



    Anche questa ricetta si unisce alle altre raccolte per la Bulgaria da Paola di "Nastro di raso". 

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